
Il discorso di Maurizio Landini e la mobilitazione della CGIL lasciano trasparire un atteggiamento che, purtroppo, sembra sempre più improntato al solito demagogismo sindacale. Parole forti e toni infuocati, che puntano a creare una spaccatura tra governo e lavoratori, sembrano essere il copione di una sceneggiatura già vista. Quello che manca davvero è una visione condivisa e oggettiva dei problemi, accompagnata dalla volontà di trovare soluzioni concrete e sostenibili.
Nelle sue dichiarazioni, Landini evidenzia i difetti nelle politiche del governo e nei settori come l’automotive e il pubblico impiego, puntando il dito contro l’aumento della precarietà e la mancanza di un piano strategico per l’industria. Eppure, ciò che si nota è l’assenza di una proposta realmente strutturata e concreta per affrontare queste problematiche. Una critica fine a sé stessa senza una proposta costruttiva rischia di non portare alcun risultato tangibile.
Parlare di mobilitazioni e scioperi generali può sembrare una strategia per mantenere una posizione di forza o per marcare una differenza ideologica con il governo. Tuttavia, queste manifestazioni rischiano di diventare fini a sé stesse se non accompagnate da un dialogo proattivo e da un confronto costruttivo con tutte le parti coinvolte. La vera sfida, oggi, non è semplicemente mobilitarsi contro il governo, ma creare un tavolo di dialogo inclusivo che vada oltre le barricate politiche e guardi agli interessi reali di lavoratori e imprese.
E mentre la CGIL porta avanti la sua lotta, le altre sigle sindacali, come la UIL e la CISL, mostrano posizioni diverse: se da un lato la UIL esprime cautela e fermezza in attesa di vedere il testo della manovra, la CISL riconosce alcuni passi avanti come segnali positivi. Questo dimostra che esiste la possibilità di costruire un confronto, ma solo se c’è la volontà di uscire dalla logica dello scontro per entrare in quella della collaborazione.
Quello di cui c’è bisogno è una visione che unisca, non che divida. È ora di smettere di fare demagogia e di mettersi al lavoro per costruire soluzioni concrete, condivise e basate su un’analisi oggettiva della realtà economica e sociale del Paese.