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Quanto valgono davvero i buoni pasto per i lavoratori italiani

Cosa ci fanno con i buoni pasto i lavoratori italiani
Lo svela una ricerca Altis-Anseb: servono a pagare, al massimo, l'80% di ciò che si mangia in pausa pranzo

Il 48% dei lavoratori, con i buoni pasto, riesce a pagare solo tra la metà e l’80% del conto. A specificarlo, una ricerca Altis-Anseb secondo la quale, a fine 2023, sono 3,5 milioni coloro i quali lo hanno utilizzato in pausa pranzo, di cui il 20% nel pubblico impiego (per un ammontare di 700 mila persone).

Fatto sta che i buoni pasto sono offerti da più di 150 mila imprese ai propri dipendenti e vengono accettati da oltre 170 mila esercizi convenzionati.

Ma qual è l’identikit del percettore medio? L’impiegato che lavora nel privato, in particolare nell’industria. Secondo l’indagine condotta tra 15957 percettori e 2379 esercenti realizzata da Altis-Università Cattolica per l’Associazione nazionale delle società emettitrici di buoni pasto (Anseb), il 61% dei fruitori di buoni pasto sono uomini, per 75% over 35, il 46% è in possesso di diploma (i laureati sono il 33%), il 53% lavora al nord (al sud il 26%, al Centro il 21%).

Ora: il costo medio per la pausa pranzo è di circa 11 euro stando a una ricerca di Bva Doxa; nel 2023, un panino , una bevanda e un caffè sono costati in media 8,10 euro; per un primo piatto con bevanda e caffè si è saliti a 9,80 euro e per un secondo piatto a 11,60, mentre il menù completo è arrivato a 15. Ma, a fronte di questi prezzi, l’importo medio del buono pasto è di 6,75 euro.

Un paradosso se si pensa che la rilevanza del buono pasto a sostegno di lavoratori e famiglie è in costante crescita: nel 2024, è riconosciuta fondamentale o molto importante dal 67% dei beneficiari.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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