Buone notizie per chi trema al pensiero che l’Intelligenza artificiale possa, prima o poi, soffiargli il posto di lavoro: è vero che, secondo una ricerca condotta da IBM, il 40% della forza lavoro dovrà riqualificarsi nei prossimi tre anni a causa dell’implementazione dell’Intelligenza artificiale e, più in generale, dell’automazione di alcuni processi. E che questo significa che circa 1,4 miliardi di persone su 3,4 miliardi della forza lavoro globale, secondo le statistiche della Banca Mondiale, dovranno acquisire nuove competenze. Ma a salvarli ci penseranno le cosiddette soft skills.
La riqualificazione riguarda l’adeguamento dei ruoli lavorativi piuttosto che la loro sostituzione con l’Intelligenza artificiale. Ad esempio, circa l’87% dei dirigenti prevede che i ruoli lavorativi saranno potenziati dall’AI, con settori specifici come supplychain (97%), risk management (93%) e la finanza (93%).
Ma è interessante notare come ci sia stato un cambiamento nelle competenze ritenute fondamentali. Quelle Stem, che erano altamente prioritarie nel 2016, hanno perso di importanza. Questo declino indica che le competenze tecniche sono ora considerate un requisito di base, mentre l’attenzione si è spostata sullo sviluppo di quelle umane: le cosiddette, appunto, soft skills. I dirigenti sono ora più concentrati su gestione del tempo, collaborazione e comunicazione.
Questo cambiamento evidenzia la natura dinamica del panorama, suggerendo che le competenze richieste continueranno a evolversi. Pertanto, le aziende devono sviluppare una struttura flessibile per adattarsi a questi mutamenti. Secondo la ricerca di IBM, le aziende che adottano un approccio alla riqualificazione dei ruoli sperimentano un tasso di crescita dei ricavi superiore del 15% rispetto ai loro pari.