Oggi che si celebra la festa del papà, spunta una analisi compiuta nel 2023 negli Stati Uniti dal Pew Research Center su dati dell’U.S. Census Bureau che sottolinea come i papà casalinghi siano saliti del 7% rispetto al 1989. Così, sempre in America, la percentuale di uomini fra i genitori casalinghi è arrivata al 18%, quasi uno ogni cinque.
E in Italia? Gli ultimi dati diffusi dall’Istat risalgono al 2016, quando erano stati censiti 200 mila papà casalinghi. Un numero che in questi anni è certamente cresciuto. Ma il modello di famiglia dove è essenzialmente il maschio che lavora è tutt’altro che tramontato. Basta guardare i dati delle motivazioni delle dimissioni volontarie per percepire ancora appieno lo squilibrio nella coppia.
Nel 2022, le dimissioni presentate nei primi tre anni di vita del figli e convalidate dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro sono aumentate del 17,1% rispetto a un anno prima: sono state 61.391. Ma è un fenomeno che riguarda soprattutto le donne (nel 72,8% dei casi) ed è legato strettamente alle difficoltà di conciliazione tra vita e lavoro. Il 63% delle neo mamme, infatti, mette tra le motivazioni dell’addio all’impiego la fatica nel tenerlo insieme al lavoro di cura a fronte del solo 7,1% dei padri. Per gli uomini, la motivazione principale della rinuncia a un lavoro è il passaggio a un’altra azienda (78,9%), ragione invece minoritaria per le donne (24%).
La maggior parte dei destinatari delle convalide, pari a 48.768 (il 79,4% del totale), si colloca, poi, nella fascia di età tra i 29 e i 44 anni. E infatti, in Italia, una donna su cinque lascia il lavoro al primo figlio.
A fronte di tutto questo, c’è da dire, però, che i padri sono sempre più impegnati nei lavori di cura e qualche passo in avanti è stato fatto anche nella narrazione di scelte simili. Tuttavia, se in Europa il divario tra i tassi di occupazione di uomini e donne si attesta al 10%, da noi (e in Grecia) la percentuale è doppia: 20%.
Le donne lavorano meno, soprattutto al Sud. E soprattutto se mamme.
Del resto, lo certifica anche l’ultimo rapporto Istat disponibile sui tempi della vita quotidiana (2019): le donne italiane sono in Europa le più impegnate nel lavoro non retribuito (cura della casa e dei figli): 5 ore contro 2 ore in media degli uomini.
Il divario si riduce in due casi: quando entrambi i genitori lavorano e quando le coppie sono costituite da giovani. Ora: che siano loro a preoccuparsi di mantenere un equilibrio è indubbiamente un segnale di un cambiamento culturale in atto. Ma per una genitorialità paritetica serve qualcosa di più concreto: asili nido, congedi parentali e una vera parità di genere nel mercato del lavoro.