L’Adapt, l’associazione fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e del lavoro, nei prossimi giorni, pubblicherà l’undicesima edizione del rapporto sulla contrattazione. Ma un’anticipazione del risultato della ricerca l’ha data già oggi il Sole24Ore rilevando un generale rilancio di questo strumento. Come dire: mentre si parla di salario minimo da fissare con una legge ad hoc, dopo la pandemia, è il confronto a trecentosessanta gradi tra organizzazioni datoriali e sindacali che sembra godere di un rinnovato vigore. Bastano pochi numeri per dedurlo: nel 2022, si sono chiusi 44 contratti nazionali contro i 22 del 2020 e i 34 del 2021. Certo, non tutti i settori possono vantare un contratto appena rinnovato. Basti pensare a quelli del commercio e del turismo che sono scaduti da un pò. Ma ci sono dei segnali molto positivi per quanto riguarda le attività manufatturiere e i trasporti, ad esempio. Soprattutto se si pensa che l’inflazione dell’ultimo anno ha imposto che al centro degli accordi ci fosse la questione salariale. E’ stato così anche nel caso del settore industriale dove, quando non si è trovato un accordo globale, si è cercato di correre ai ripari fissando specifiche quote una tantum per far pesare di più le buste paga dei lavoratori. Un’altra soluzione escogitata per combattere l’inflazione è stata poi quella di individuare specifici meccanismi di adeguamento ex post al fine di adattare le retribuzioni a un andamento inflattivo futuro non prevedibile al momento delle trattative. Sempre sul fronte delle retribuzioni, in ogni caso, l’Adapt ha notato che gli ultimi contratti hanno continuato a dare impulso al Tec, il Trattamento economico complessivo che ingloba tutte le voci contrattuali con ricaduta economica. Tra quest’ultime, sono comprese alcune forme di welfare, numerose previsioni per lo sviluppo dei fondi di previdenza, l’assistenza sanitaria integrativa e l’introduzione di nuove misure organizzative a sostegno della genitorialità e delle esigenze di assistenza dei lavoratori o dei propri familiari attraverso congedi, permessi, banche-ore e flessibilità oraria. C’è da dire, poi, che gli ultimi contratti sottoscritti dalle parti sociali hanno posto un’attenzione particolare anche alla formazione professionale con, tra l’altro, l’aumento del monte ore destinato a questo scopo, l’individuazione di periodi di aggiornamento per coloro che rientrano in servizio dopo lunghe assenze e il riconoscimento del diritto alla formazione continua con i fondi interprofessionali. Ultimo dato che si evince dalla ricerca di Adapt riguarda gli accordi di secondo livello: essi si soffermano molto sugli aspetti di welfare aziendale e sui premi di produttività. Soprattutto questi ultimi sono stati rilanciati da numerosi accordi introducendo spesso criteri legati all’innovazione, all’efficienza e alla sostenibilità
La contrattazione si rilancia, crescono gli accordi nazionali
Mentre si parla di salario minimo, il rapporto Adapt evidenzia un rinnovato slancio dei tavoli con datori e sindacati: nel 2022, il doppio delle firme rispetto al 2020