Dove nasce la disparità di opportunità lavorative tra il Nord e il Sud d’Italia? La risposta suona all’unisono con la campanella che segna l’inizio dell’anno scolastico. È proprio tra i banchi di scuola che le due macro regioni già imboccano strade diverse: la disparità di opportunità lavorative ha un legame con la disparità di opportunità educative.
Stando alla Svimez, solo il 18,6% degli alunni del Sud, tanto per iniziare, può usufruire del tempo pieno a scuola, contro il 48,5% del Centro Nord. Un divario che poi ha conseguenze concrete anche sul livello di educazione che uno studente può ricevere. Ma non solo: i vantaggi del tempo pieno non riguardano solo gli studenti, ma anche le famiglie e in particolare le madri, su cui ricade ancora troppa parte del lavoro di cura dei figli. L’estensione del tempo pieno anche al Sud permetterebbe a molte donne di non doversi ritrovare a scegliere tra lavoro e famiglia.
Si impone, quindi, il fondamentale tema che dove manca il tempo pieno, mancano anche le infrastrutture che fanno stare in salute gli studenti. Il 79% degli studenti del Sud non può accedere al servizio mensa, che garantirebbe loro l’accesso a una dieta equilibrata. Nel 66% delle scuole del Sud, invece, manca la palestra e questo non consente agli studenti di fare attività fisica in maniera costante.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, tra il 35 e il 40% dei bambini di Campania, Sicilia e Calabria è sovrappeso o obeso, contro una media italiana del 29%. Al centro di tutto, naturalmente, ci sono gli investimenti. Se si guarda al rapporto tra spesa e studenti, si nota uno scarto sfavorevole al Sud, dove la spesa per studente è di circa 100 euro annui inferiore rispetto al resto del Paese (5.080 euro per studente contro 5.185). Lo scarto aumenta se si considera il solo comparto della scuola, con una spesa per studente di 6.025 euro al Sud contro un valore di 6.395 nel Centro-Nord. Come dire: quando si inizia un percorso già col piede sbagliato.
Se ci si laurea al Nord si conquista un lavoro pagato meglio