In democrazia, è fondamentale riconoscere che chi la pensa diversamente da noi merita ascolto e rispetto per le sue scelte. Il problema odierno della politica italiana, tuttavia, è che si è parlato poco di programmazione politica, preferendo invece l’attacco all’avversario lato sensu.
Questo approccio ha portato all’elezione di figure come Vannacci e Salis, che sono diventate simboli divisivi, odiati e osannati dalle opposte tifoserie politiche.
Questa situazione è il risultato di un dibattito politico misero, in cui la ricerca di un vincitore e di un vinto diventa il fine ultimo, basandosi su chiavi di lettura personali e soggettive. I consensi, invece, dovrebbero essere guadagnati e meritati attraverso idee e proposte concrete, non attraverso la denigrazione dell’avversario di turno.
Non esiste un’Italia giusta ed una sbagliata, una che ha ragione e l’altra che ha torto; esiste un’Italia composita e variegata. Il sistema democratico, attraverso le elezioni e le regole stabilite, decide chi vince e chi perde. Se una parte significativa della popolazione non va a votare, la responsabilità ricade sui partiti e i loro leader, che non sono stati capaci di motivarli a partecipare. Questo è il vero problema su cui bisogna riflettere e intervenire.
Le polemiche e gli scontri verbali che dominano il panorama politico attuale non fanno altro che alimentare il disinteresse e la disillusione dei cittadini. Sono chiacchiere da bar dello sport che devono rimanere lì. È necessario, invece, alzare il livello della discussione e dei ragionamenti.
Iniziamo a discutere seriamente di programmazione politica, di progetti per il futuro, di come migliorare la vita dei cittadini. Solo così potremo recuperare la fiducia degli elettori e dare un senso autentico alla democrazia. La politica deve tornare a essere un terreno di confronto costruttivo, dove le idee e le proposte sono al centro del dibattito e non le offese personali o gli attacchi gratuiti. Solo così potremo costruire un’Italia migliore, più unita e più forte.