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Mai più annunci di lavoro con la dicitura generica “ottimi guadagni”. L’Unione Europea, infatti, impone nuove regole che rafforzano la trasparenza sul mercato del lavoro. Negli annunci in cerca di nuovo personale, le aziende saranno obbligate ad indicare con precisione anche lo stipendio che sono pronte ad offrire. Nello specifico del provvedimento adottato a Bruxelles, entro tre anni, entro il 2026, le aziende dovranno indicare la RaL, la retribuzione annua lorda, negli annunci di lavoro o prima dei colloqui. In più: non sarà nemmeno più possibile chiedere ai candidati lo stipendio precedente. Questo perché la nuova pay trasparency prevede di ridurre il gender pay gap, è mirata ad evitare inutili perdite di tempo e ha anche l’obiettivo di assicurare a qualsiasi tipo di lavoro il giusto valore.
Si tratta di argomenti assai sensibili nell’ambito dei Paesi Ue: basti pensare che si calcola che, oggi, le donne europee, a parità di mansioni, guadagnano circa il 13% in meno degli uomini. La trasparenza negli annunci di lavoro garantisce invece la stessa retribuzione a prescindere dal sesso dei candidati e combatte, quindi, il divario salariale. Evita, poi, inutili perdite di tempo o aspettative destinate ad essere deluse. Il provvedimento varato dalle autorità comunitarie fa in modo che i candidati rispondano solo ad annunci di lavoro che rispecchiano uno stipendio adeguato ad aspettative, progetti di vita e competenze, in altre parole: che realmente possa interessarli.
Da un altro punto di vista, le nuove regole sulla trasparenza assicurano a un lavoro il giusto valore. Il divieto di chiedere a un candidato il suo stipendio precedente evita che la storia salariale influenzi l’offerta e assicura una retribuzione corretta per la posizione lavorativa che si vuole occupare. Questo tende a dare priorità a competenze e capacità, in un mercato, quello del lavoro, che si vuole dinamico ma con offerta e domanda con la possibilità di giocare ad armi pari.