
Se state pensando di investire nel mondo degli affitti brevi, se state pensando di diventare un host a tempo pieno, di fare dell’ospitalità il vostro unico lavoro, dovete tenere conto delle novità che si preannunciano per le piattaforme come Airbnb e simili. Dopo New York, anche l’Italia si darà nuove regole per evitare che il mercato collassi trasformando soprattutto i centri storici delle nostre città d’arte in un unico, immenso albergo diffuso, svuotato dei suoi veri abitanti.
Così, ieri, la ministra al Turismo Daniela Santanchè ha presentato un disegno di legge che prevede essenzialmente quattro novità.
La prima è che gli affitti per finalità turistiche nei centri storici dei Comuni capoluogo delle città metropolitane non potranno avere una durata inferiore a due notti consecutive.
La seconda novità, invece, riguarda il regime fiscale agevolato che riguarderà solamente coloro i quali hanno sul mercato non più di due appartamenti: dalla terza struttura, scatterà l’obbligo di dotarsi di una Partita Iva (prima il limite era fissato a quattro).
La terza novità ha una sigla di tre lettere: Cin e sta per Codice Identificativo Nazionale. Lo assegnerà il Ministero del Turismo a ogni unità immobiliare destinata ad affitto breve turistico.
Infine, la quarta novità è una stretta sulle norme di sicurezza: tutte le strutture destinate a ospitare i turisti dovranno possedere dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio e avere i requisiti igienico-sanitari e di sicurezza degli impianti.
Detto che anche gli albergatori chiedevano un giro di vite, cosa ne pensano i sindaci delle città maggiormente coinvolte dal fenomeno del turismo extra-alberghiero? Dario Nardella, primo cittadino di Firenze, l’ha messa così: “Il ddl che ci ha presentato il governo è un passo avanti, ma da solo serve a poco. È necessario aggiungere altri punti come un tetto massimo di giorni per alloggio e, soprattutto, la zonizzazione. Ossia, poteri specifici ai Comuni per limitare gli affitti turistici in zone di valore storico e con particolare concentrazione del fenomeno”.
Su questo punto, si è soffermata anche Emily Clancy, la vicesindaca di Bologna: “La zonizzazione da delegare ai Comuni è essenziale perché bisogna distinguere tra il piccolo borgo dove gli affitti brevi sono una risorsa o un quartiere periferico dove l’equilibrio tra posti letto dei residenti e turisti è meno instabile, dai casi come i centri storici delle città d’arte su cui insistono sia turisti che studenti che residenti. Le piattaforme come Airbnb sono pensate per la condivisione, non per la speculazione. Se ci sono cento appartamenti tutti destinati ai turisti, è evidente che si sta colpendo il diritto alla casa dei residenti e, cosa non meno importante, la stessa identità per cui la città è famosa e, paradossalmente, attrae i turisti”.