
Will, la testata giornalistica guidata dal ceo Riccardo Haupt che si definisce una community online di quasi 2 milioni di persone che vogliono ispirare il cambiamento generando consapevolezza sui grandi temi del nostro tempo, ha dedicato uno degli ultimi post sui suoi profili social alle donne discriminate nel mondo del lavoro fin dalla fase del colloquio per l’assunzione.
Citando l’Osservatorio sugli ostacoli e le discriminazioni contro le donne nella ricerca lavoro di Jobiri, il network ha messo in evidenza che più di una donna su due ha ricevuto domande sul proprio stato matrimoniale e sulla gestione dei propri figli durante un colloquio di lavoro.
Ma non finisce qui: il 16% delle donne ha ricevuto commenti a sfondo sessuale; il 12% domande sulle proprie preferenze sessuali e l’11% contatti fisici indesiderati e inopportuni.
Per le donne, quindi, anche solo cercare un lavoro diventa fonte di stress e genera conseguenze psicologiche più o meno negative: in 7 casi su 10, hanno dichiarato di provare confusione e/o solitudine; in 5 casi su 5 rassegnazione; in 4 casi su 10, ansia e in 2 casi su 10 addirittura paura.
Sta di fatto che vivere la fase di selezione e colloquio in modo così intenso e negativo può portare ad avere molta meno motivazione. Inoltre, questo stato di frustrazione può spingere le donne a ridimensionare fin dal principio le proprie aspettative lavorative o a ripiegare su candidature meno interessanti. Anche, naturalmente, a livello retributivo. Tanto più che, come si sa, le discriminazioni non si fermano alla fase di colloquio, ma sono già presenti alla fase di candidatura e arrivano fino alla fase contrattuale.
In 7 casi su 10, le candidate sono state discriminate per il proprio genere e in 4 casi su 10 per il proprio aspetto fisico perché non considerate sufficientemente “di bella presenza”.
In fase contrattuale, invece, in 7 casi su 10, le donne ricevono offerte di stipendio più basse dei propri colleghi uomini e in 5 casi su 10 meno benefit contrattuali.
Tutti fattori che contribuiscono a favorire il Gender Gap non solo a livello lavorativo, ma anche a livello socio-culturale, privando ancora le donne delle tutele che dovrebbero avere. Come dire: miglior riflessione di quella fatta proprio da Will, è difficile farla: “Sembrano gli anni Cinquanta, ma è il 2024”.