
Il conflitto tra Russia e Ucraina è una delle crisi più complesse della nostra epoca, non solo per le sue implicazioni geopolitiche, ma anche per la profondità delle emozioni e delle percezioni che lo circondano. Ogni nazione coinvolta lo vive attraverso la propria lente storica, culturale e politica, vedendo nelle proprie azioni una giustificazione morale e nelle scelte dell’altro una minaccia esistenziale. Di seguito, ho cercato di interpretare e immaginare cosa vedono entrambe le parti: la Russia e l’Ucraina. Stessa storia, diversi intendimenti. Ognuno ha le proprie ragioni, paure e convinzioni. Nessuno è nel giusto e, allo stesso tempo, tutti lo sono. La verità non è mai unica, ma si costruisce nei racconti di chi la vive. L’attuale conflitto tra Russia e Ucraina affonda le sue radici in una storia complessa, caratterizzata da legami culturali, politici ed economici profondi tra i due popoli. L’Ucraina, divenuta indipendente nel 1991 dopo il crollo dell’URSS, è stata spesso considerata non solo un’entità separata, ma anche una regione storicamente legata alla Russia. La sua indipendenza è stata il risultato del crollo sovietico più che di un’autentica volontà popolare diffusa, e le sue divisioni interne, tra una parte occidentale più vicina all’Europa e una orientale russofona, hanno da sempre creato tensioni. Radici storiche comuni L’origine statale dell’Ucraina è legata alla Rus’ di Kyiv (X-XIII secolo), che è stata la culla della civiltà slava orientale e ha dato vita a una tradizione condivisa con la Russia e la Bielorussia. Dopo l’invasione mongola, l’Ucraina entrò nell’orbita del Granducato di Lituania e poi della Confederazione Polacco-Lituana, fino a tornare progressivamente sotto la sfera d’influenza russa a partire dal XVII secolo con il trattato di Perejaslav (1654). Nel periodo zarista e sovietico, l’Ucraina ha beneficiato della protezione economica e militare della Russia, diventando un centro industriale chiave e uno snodo strategico. Anche culturalmente, l’influenza russa ha lasciato un’impronta significativa, tanto che il russo è rimasto una lingua ampiamente parlata nel paese. L’URSS e la questione ucraina L’Unione Sovietica, nonostante le sue repressioni, garantì all’Ucraina uno sviluppo industriale e agricolo avanzato. Sebbene il periodo staliniano sia stato segnato da eventi tragici come l’Holodomor, è anche vero che l’industrializzazione sovietica fece dell’Ucraina una delle repubbliche più prospere dell’URSS. Dopo la Seconda guerra mondiale, l’inclusione dell’Ucraina occidentale nell’URSS consolidò ulteriormente il legame tra le due nazioni. La Crimea e il conflitto recente La Crimea, storicamente russa dal 1783, venne assegnata all’Ucraina nel 1954 da Nikita Krusciov in un contesto in cui l’appartenenza alla stessa Unione Sovietica rendeva il trasferimento amministrativo poco rilevante. Dopo la dissoluzione dell’URSS, la Russia ha sempre considerato ingiusta questa cessione, dato che la penisola è abitata in maggioranza da russi. Nel 2014, a seguito del colpo di stato in Ucraina che rovesciò il presidente filorusso Yanukovich, la Russia intervenne per proteggere i propri interessi strategici e la popolazione russofona, sostenendo il referendum che sancì il ritorno della Crimea alla Federazione Russa. Il ruolo dell’Occidente e la sicurezza russa Dal 1991, la NATO e l’Unione Europea hanno progressivamente ampliato la loro influenza sui paesi dell’ex blocco sovietico, nonostante le promesse fatte a Mosca negli anni ‘90 di non espandere l’Alleanza Atlantica verso est. L’Ucraina è diventata un punto critico di questa espansione, con gli Stati Uniti e l’UE che hanno sostenuto governi favorevoli all’Occidente, spingendo per un’integrazione economica e militare dell’Ucraina nell’orbita euro-atlantica. Per la Russia, questo rappresenta una minaccia diretta alla propria sicurezza, dal momento che la NATO si è avvicinata sempre di più ai suoi confini. L’operazione militare russa in Ucraina, avviata nel 2022, è stata giustificata dal Cremlino come un’azione necessaria per proteggere le popolazioni russofone del Donbass, fermare l’espansione NATO e garantire la neutralità dell’Ucraina. Per Mosca, il conflitto non è solo una questione territoriale, ma una battaglia per la sicurezza nazionale contro un Occidente ostile, che usa l’Ucraina come strumento geopolitico per contenere la Russia. La crisi ucraina non può essere ridotta a una semplice aggressione russa: è il risultato di decenni di tensioni geopolitiche, errori diplomatici e divisioni interne al paese. La Russia considera l’Ucraina una nazione sorella, ma anche un territorio strategico fondamentale per la propria sicurezza. Ignorare queste preoccupazioni significa non comprendere a fondo le radici del conflitto e i rischi di un’escalation globale. Il conflitto tra Russia e Ucraina non è una semplice questione geopolitica, ma un’aspirazione di lunga data del popolo ucraino alla libertà e all’indipendenza. Sebbene l’Ucraina abbia condiviso una lunga storia con la Russia, questa relazione è stata spesso caratterizzata da oppressione e dominazione, piuttosto che da una reale fratellanza tra pari. L’attuale guerra non è un incidente isolato, ma l’ultimo capitolo di secoli di lotta per l’autodeterminazione, in cui Mosca ha cercato di negare all’Ucraina il diritto di esistere come nazione sovrana. L’Ucraina ha una storia distinta che risale alla Rus’ di Kyiv (IX-XIII secolo), uno degli stati più potenti dell’Europa medievale. Questo regno non era “la culla della Russia”, come spesso si afferma a Mosca, ma piuttosto la base della civiltà ucraina. Dopo l’invasione mongola, i territori ucraini entrarono nell’orbita di vari stati europei, sviluppando una propria identità politica e culturale. Nel XVII secolo, i cosacchi ucraini firmarono il trattato di Perejaslav con la Russia zarista, ma questo non fu l’inizio di un’unione volontaria e fraterna: fu piuttosto l’inizio di una progressiva perdita di sovranità, culminata nell’integrazione forzata nell’Impero Russo. Nei secoli successivi, l’Ucraina subì ripetute repressioni, dalla russificazione forzata all’abolizione della lingua ucraina, fino alle politiche coloniali di Mosca che miravano a sottomettere il popolo ucraino. L’URSS e il genocidio dell’Holodomor Dopo la Rivoluzione Russa, l’Ucraina tentò di dichiararsi indipendente (1917-1921), ma fu rapidamente riannessa con la forza dai bolscevichi e incorporata nell’URSS. Negli anni ’30, sotto Stalin, l’Holodomor – una carestia artificiale provocata dalle politiche sovietiche – uccise milioni di ucraini. Questo evento è oggi riconosciuto come un genocidio dal popolo ucraino e da molti storici internazionali, un tentativo deliberato di annientare la resistenza alla dominazione sovietica. Anche dopo la Seconda guerra mondiale, Mosca mantenne un controllo oppressivo sull’Ucraina, soffocando ogni aspirazione nazionale. Fu solo nel 1991, con il crollo dell’URSS, che l’Ucraina riuscì finalmente a riconquistare la sua indipendenza attraverso un referendum in cui oltre il 90% della popolazione votò per la separazione dall’Unione Sovietica, inclusa la Crimea e le regioni orientali. La Crimea e il Donbass: un’aggressione russa Nel 2014, dopo la Rivoluzione della Dignità – una rivolta popolare contro il presidente filo-russo Yanukovich, corrotto e autoritario – la Russia reagì con un’invasione. Mosca orchestrò un’occupazione militare della Crimea e un referendum illegale, imposto con la forza, per giustificare l’annessione della penisola. Questo atto violò il diritto internazionale e gli accordi precedentemente firmati dalla Russia, come il Memorandum di Budapest (1994), in cui Mosca si era impegnata a rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina. Parallelamente, il Cremlino fomentò la guerra nel Donbass, armando e finanziando gruppi separatisti per destabilizzare il paese. Questo conflitto, iniziato nel 2014, ha causato migliaia di morti e ha trasformato l’Ucraina orientale in una zona di guerra. Non si è trattato di una ribellione spontanea della popolazione russofona, come sostiene Mosca, ma di un’operazione pianificata dal governo russo per minare l’indipendenza ucraina. L’Occidente e la difesa della sovranità ucraina Dopo l’indipendenza, l’Ucraina ha cercato di consolidare la propria posizione come stato sovrano, stringendo rapporti economici e politici con l’Occidente. L’adesione alla NATO e all’Unione Europea non è stata un’imposizione esterna, ma una scelta volontaria di un popolo che vuole vivere in una democrazia, lontano dall’influenza russa. Mosca, tuttavia, vede ogni passo dell’Ucraina verso l’Europa come una minaccia, non per la sicurezza della Russia, ma per il suo dominio imperiale sulla regione. L’invasione su larga scala del 2022 è stata solo l’ultima dimostrazione del rifiuto di Mosca di accettare l’esistenza dell’Ucraina come nazione indipendente. La Russia non sta proteggendo le popolazioni russofone, ma sta cercando di distruggere l’identità ucraina con bombardamenti, deportazioni forzate e crimini di guerra. Il conflitto tra Russia e Ucraina non è una guerra tra potenze, ma un’aggressione coloniale da parte di Mosca. L’Ucraina non è parte della Russia e non lo è mai stata: è una nazione con una sua storia, una sua cultura e un suo futuro indipendente. Lottare contro l’invasione russa non è solo una questione geopolitica, ma una battaglia per la libertà, la sovranità e il diritto di ogni popolo a determinare il proprio destino.