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Lavoro in somministrazione, cresce la paga oraria ma calano le ore lavorate

Lo studio Datalab su dati Istat. Il 53% della platea dei somministrati è under 35

Il rapporto annuale Datalab sul lavoro in somministrazione evidenzia che la paga oraria sale a 13,4 euro, calano le ore lavorate, dai 736 milioni del 2022 ai 710 del 2023 (- 3,5%) e che la retribuzione mensile passa dai 1.541 euro del 2022 ai 1.584 del 2023 (+2,8%)

Fatto 100 il numero di occupati in somministrazione nel 2021, nel primo trimestre 2024 sono 104,2, ma l’Istat segnala che rispetto all’ultimo trimestre 2022 si registra un calo dello 0,4% ed una flessione del 3,5% sullo stesso trimestre 2023. Prosegue una tendenza già evidenziata per il 2023 da Datalab, quando la domanda di lavoro in somministrazione si è ridotta del 3,1% calcolata come media annua su base mensile.

Guardando alle attivazioni contrattuali nel 2023 si assiste ad un incremento delle forme contrattuali flessibili a bassa tutela come le assunzioni intermittenti (+5,5% rispetto al 2022), le prestazioni occasionali (+18,7%), gli stagionali (+1,9%) e le assunzioni a termine (+3,9%). In calo, invece, le assunzioni con contratti in somministrazione (-6,4%), l’apprendistato (-4,8%) e le attivazioni a tempo indeterminato (-1,7%).

Nel 2023,  sono aumentati i lavoratori con contratto a tempo indeterminato: a dicembre è stato raggiunto il picco storico di 144mila (+8,5% sul 2022). L’incidenza dei tempi indeterminati sul totale dei somministrati nel 2023 è pari al 28,1% contro il 23,3% del 2022, superando anche i valori del 2020 (26,2%). Il peso dei somministrati sulla platea dei lavoratori italiani alle dipendenze è del 2,7%, sugli occupati a termine il 17%.

Con il Pil aumentato su base annua solo dello 0,7%, la somministrazione sembra aver cominciato a scontare anticipatamente la debolezza dell’economia che, tra l’altro, stando ai segnali, si conferma nel 2024.

Il monte ore lavorate è diminuito, passando dai 736 milioni di ore del 2022 ai 710 milioni del 2023. Sta di fatto che, nonostante l’inferiore tempo lavorato e il calo dei lavoratori, il monte retributivo è rimasto stabile nel 2023, assestandosi a 9,57 miliardi di euro (+0,1%). La retribuzione lorda mensile dei somministrati (compresi gli oneri contributivi) aumenta passando da una media mensile di 1.541,4 euro del 2022 a 1.584,8 euro del 2023 (+2,8%). Ad aumentare in misura maggiore è stata la retribuzione lorda mensile dei tempi determinati, salita a 1.436,0 euro (+1,3% sul 2022), rispetto ai tempi indeterminati che hanno una media di 1.981,9 euro (+0,6%). Nel complesso, la retribuzione oraria media lorda dei lavoratori in somministrazione è stata pari a 13,4 euro nel 2023 (+3,9% Sul 2022).

Ma chi sono i somministrati di solito? I giovani con meno di 35 anni rappresentano il 53,8% mentre gli over 50 sono il 15,6%. E dove sono impiegati? L’industria in senso stretto assorbe il 45,9% degli occupati in somministrazione, nonostante una diminuzione di 1,3 punti percentuali rispetto al 2022, le costruzioni rappresentano il 2,5%. Oltre la metà di occupati delle agenzie per il lavoro opera nel terziario (51,3%), in crescita di 1,3 punti percentuali rispetto al 2022. La variazione positiva più elevata di occupati si osserva, infine, nel settore degli alberghi e dei ristoranti (+12,7%). In calo anche la pubblica amministrazione (-15,2%).

 

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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