
Il Governo di Giorgia Meloni ha messo in cantiere la riforma del sussidio introdotto nel gennaio 2019 dal primo esecutivo targato Giuseppe Conte.
La card, diventata la misura bandiera del Movimento 5 Stelle, verrà rivoluzionata ma con le nuove regole rischia di tagliare fuori buona parte dei percettori. Ad oggi, ammontano a circa 1 milione le persone che ne usufruiscono. Ma se il tetto reddituale entro cui si può avere scende, come previsto dalla bozza di riforma, da 9.360 euro a 7.200 all’anno, si calcola che saranno almeno 260mila coloro i quali ci dovranno rinunciare.
In generale, poi, gli assegni dovrebbero essere ridotti, facendo risparmiare alle casse dello Stato 3 miliardi su un totale di 8 finora stanziati per la misura. Cosa significherà per le famiglie? Secondo le prime stime, per un nucleo con due genitori e due figli maggiorenni, da un sostegno di 1050 euro, si scenderà a uno di 787,5 euro. Con due genitori e due figli minorenni, la riduzione sarà da 900 a 800 euro. Per una famiglia composta da una madre con due figli minorenni, da 700 a 600 euro. Per un single, infine, l’assegno scenderà da 500 a 375 euro.
La differenza tra Reddito di Cittadinanza e Misura di Inclusione Attiva (Mia) – così come dovrebbe essere denominato il nuovo sussidio del governo Meloni – sarà sostanziale anche per quanto riguarda il modo in cui ottenerlo.
Un ruolo chiave sarà dato a una piattaforma informatica a cui ci si dovrà iscrivere prima di fare domanda all’Inps. Su questa piattaforma, il beneficiario dovrà sottoscrivere una Dichiarazione di Immediata Disponibilità a lavorare (Did), dopodiché sarà la stessa piattaforma online a destinarlo al Centro per l’Impiego o all’assistenza sociale dei Comuni. Coloro i quali sono occupabili troveranno online i corsi di formazione, i lavori sociali gestiti dagli enti locali e, soprattutto, le proposte delle aziende. Da loro si promette almeno una offerta congrua.