
Il governo di Giorgia Meloni si appresta a giocare la partita della riforma del fisco. Quali sono le principali novità che la legge delega preparata per Palazzo Chigi pone all’orizzonte?
In primis, quella flat tax che da anni soprattutto la Lega sventola come una sua bandiera identitaria. Ma non solo: nel prossimo futuro, tra l’altro, c’è da attendersi una Irpef ridotta da 4 a 3 aliquote e una riduzione dell’Iva, azzerata per i beni di prima necessità come pane, pasta e latte che, secondo il Codacons, produrrebbe risparmi fino a 300 euro annui a famiglia.
Il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, promette un graduale ma complessivo taglio delle imposte e si è dato due anni di tempo per portare a termine la riforma e metterla in campo. Ma tant’è: già tiene banco la polemica secondo la quale la novità dell’Irpef con 3 scaglioni e aliquote più basse sia destinata a premiare i redditi più alti. Secondo l’ex ministro del Tesoro Vincenzo Visco, la riduzione a 3 aliquote non sarebbe altro che uno specchietto per le allodole perché “costerebbe troppo” e per Carlo Bonomi, leader di Confindustria, la rimodulazione di alcune aliquote “non è la strada”: per la crescita, serve un fisco che definisce “di impresa”.
In ogni caso: la partita si gioca su due scenari, come due sono le ipotesi di rimodulazione delle aliquote: accorpare al 27% quelle centrali, oggi al 25% e al 35% o tagliare la terza, dal 35% al 33% e allargare il perimetro dei redditi tassati al 23%, da 15 a 28 mila euro. La prima opzione – è stato calcolato – costerebbe 10 miliardi, mentre la seconda 6.
In entrambi i casi, il governo pensa di racimolare le risorse per finanziarle tagliando la giungla di detrazioni e deduzioni che conta più di 600 voci e che allo Stato costa 165 miliardi. Su questo fronte, si starebbe immaginando un impianto a forfait legato al reddito, anche per mettersi al riparo da eventuali ricorsi davanti alla Corte Costituzionale di chi vedrebbe cancellata ogni progressività fiscale: più cresce l’imponibile, minore sarebbe lo sconto sulle tasse. Le uniche detrazioni che non sarebbero toccate sarebbero quelle legate alle spese sanitarie e scolastiche.
E comunque: nella riforma fiscale del Governo Meloni si andrà a ritoccare anche la tassazione sulle imprese con uno stop graduale dell’Irap e con l’Ires che dovrebbe prevedere due aliquote, una delle quali ridotta rispetto a quella ordinaria del 24% per la quota di reddito destinata, nei due anni successivi, a investimenti qualificati o a nuova occupazione.
Per il resto, addio anche alle imposte di bollo, a quella ipotecaria e catastale, ai tributi speciali catastali e alle tasse ipotecarie che saranno tutte sostituite da un tributo unico. E, infine, l’ultimo obiettivo che il governo si gioca nella sua partita-fisco: quello sul fronte dei procedimenti: la legge delega dà l’assist per puntare sempre più sul meccanismo delle dichiarazioni precompilate.