L’opinione di Vincenzo Olita Società Libera è una associazione che riunisce esponenti del mondo accademico ed imprenditoriale impegnati nella promozione del dibattito culturale volto a contribuire un processo di trasformazione della società italiana in senso liberale, nella consapevolezza che la legittimazione di uno Stato di diritto è basata anche sulla sua capacità di dare risposte adeguate ai problemi della società civile. Un esempio di istituzione privata che si occupa di cultura politica senza essere parte politica e una istituzione che considera la condivisione delle regole nella diversità delle opinioni e degli interessi non come una minaccia ma come opportunità. Con piacere pubblichiamo di seguito uno stralcio delle considerazioni del suo direttore, Vincenzo Oliva, contenute nella newsletter di dicembre 2022. [caption id="attachment_1404" align="aligncenter" width="300"] In foto Vincenzo Olita[/caption]
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…la retorica europeista che, tra il serio e il faceto, tenta disperatamente d’innalzare il livello e il contenuto dell’analisi, Roberta Metsola presidente del Parlamento: “La democrazia europea è sotto attacco, il nostro modo di essere società aperte, libere e democratiche è sotto attacco”. Antonio Tajani Ministro degli Esteri: “Le lobby sono pubbliche e trasparenti, il Parlamento è l’unica istituzione democratica in Europa e va difeso”, Ursula von derLeyen Presidente della Commissione: “Stiamo controllando ogni dettaglio sul registro della trasparenza, abbiamo regole molto chiare per tutti, se dovesse emergere qualcosa di nuovo dovremo reagire; favorevole all’istituzione di un organismo indipendente di controllo per sorvegliare e punire eventuali violazioni della legge e dell’etica”. Insomma, un ex deputato, una dei quattordici vicepresidenti del Parlamento e pochi altri adepti in combutta con le diplomazie di due Stati hanno messo in crisi l’Europa e la sua democrazia: quindi, basta interrompere l’intreccio e l’Ue potrà riprendere la sua aspirazione per arrivare ad essere un sistema politico attrattivo. Anzi, più controlli e sorveglianza consentiranno di agevolarne il cammino, un riuscito esempio di resilienza, tanto cara alla comunità europeista:dalle grandi crisi scaturiscono grandi opportunità. No! Ma così non è. L’Europa non è in questa condizione, non è avvertibile questa prospettiva; a furia di auspicare e rincorrere resilienza, criticità dopo criticità, l’europeismo disperde credibilità e convincimento sul suo futuro. …L’europeismo? Un castello di procedure, regole, direttive, regolamenti e quant’altro utilizzate da una tecnoburocrazia per il governo dell’Istituzione Europa e ancor più per disciplinare la vita delle Genti d’Europa. Uno Stato imperiale, o più acutamente, un esteso e articolato condominio che, in assenza di un idem sentire, abbisogna di essere regolato e quotidianamente mediato. Anche così si spiegano 12.411 iscritti, appartenenti a società di lobbying, accreditati presso il Parlamento a dimostrazione di un depotenziamento del ruolo di Parlamento e Commissione. Più lobbying non significa apertura alla società o, come si sente dire, più democrazia che nell’accezione contemporanea si intende come processo e metodo per un ordinato ricambio della classe politica, ben lontana dal significato greco di governo del popolo. … Non possiamo considerare Brussel un Parlamento tradizionale, la funzione legislativa è del tutto limitata e in buona parte esplicata in codecisione con il Consiglio il cui Presidente, Charles Michel, è in perenne tensione con il Presidente della Commissione Ursula von derLeyen. Evidenziarlo è, certamente, politicamente scorretto, annunciare che il Parlamento è sotto attacco è funzionale anche allo schermare problemi ed indagini in corso relative alle trattative private con comportamenti né chiari, né trasparenti, della baronessa von derLeyen in merito all’acquisto dei vaccini anti covid. Assedio delle lobby, contrasti tra vertici, inchieste della Procura europea, abbandono della Gran Bretagna non sono le sole criticità, né le più rilevanti. La strategia politica dell’Unione? Un sostanziale fallimento; la sua politica estera è di un atlantismo esasperato che non lascia alcun margine di autonoma manovra sullo scacchiere internazionale. Sono anni che a seguito di crisi internazionali ascoltiamo il mantra “ci vuole più Europa”ma un’invocazione dopo l’altra, una risoluzione via l’altra, che in quanto atti non vincolanti lasciano il tempo che trovano, certificano un’Europa del tutto ininfluente sullo scacchiere planetario. Tramontata anche l’ambizione di un progetto di Difesa comune surclassato dalla totale espansione continentale della NATO la cui dottrina sulla Condivisione nucleareci pone, sul piano dell’autonomia, dell’agibilità e della sovranità, non distanti dall’amministrazione fiduciaria USA sullo scacchiere della Micronesia. In Europa le testate atomiche NATO si stimano, i dati sono segretati, intorno alle 220. L’Italia, tra le basi di Aviano e Ghedi, ne detiene 90 ed è di questi giorni il dispiegamento di 150 nuove bombe tattiche montabili su tutti gli aerei da combattimento rendendone così più agevole l’utilizzo. Una non Politica estera e la scomparsa della Politica di difesa si accompagnano ad un espansionismo della Cina mirato alle infrastrutture strategiche: dal porto del Pireo a quelli di Amburgo, Anversa, Vado Ligure, Valencia e Bilbao, interessata alla distribuzione logistica internazionale in primis all’interscambio rotte marittime/ scali ferroviari. …L’Europa riparta solo dalla struttura del Consiglio, lasciando al passato Commissione e Parlamento, strutture superflue e ridondanti. È necessario dar vita ad una Diversa Europa che salvaguardi e promuova se stessa, che riscopra la sua precontemporaneità, capace di esprimere un disegno vergine e innalzare un canto nuovo sul futuro del pianeta, che sappia e voglia non ascoltare le malefiche sirene di Davos. ]]>