Quali sono i lavoratori più a rischio di burnout e di altre malattie collegate allo stress da lavoro? Secondo uno studio di Hack The Box, ben l’84% dei professionisti della cyber security è vittima di burnout: sono loro quindi i più esposti.
Eppure, la salute mentale è un fattore fondamentale in questo contesto. La maggior parte degli esperti raccomanda formazione continua per tutti i dipendenti e la costruzione di una solida cultura della sicurezza nelle organizzazioni. Ma solo recentemente si è iniziato a discutere del benessere dei team che si occupano direttamente di sicurezza informatica. I dipendenti sono esausti, stressati e sottoposti a una pressione continua.
La testata giornalistica Wired ha rilevato che, dalla pandemia, gli incidenti informatici sono aumentati del 600%. Lo scenario geopolitico, del resto, si è notevolmente complicato, con la guerra ibrida che procede sul fronte russo – ucraino e l’impennata degli attacchi informatici promossi da enti statali o parastatali. I gruppi criminali si sono concentrati su infrastrutture critiche sensibili, come gli ospedali. E i costi di un errore o di una svista possono essere potenzialmente devastanti.
Lo studio di Hack The Box evidenzia che oltre il 60% dei leader aziendali individua la causa dell’epidemia di burnout nell’aumento delle minacce a livello globale. I professionisti intervistati, tuttavia, indicano per il 90% “il volume di progetti da consegnare in un tempo limitato”. La maggior parte delle persone dei team operativi, quindi, non cita questioni sistemiche come causa del proprio stress, ma una più “banale” cattiva gestione delle attività quotidiane.
Da parte delle compagnie sembra ora esserci maggiore consapevolezza dell’importanza della salute mentale, anche per gli addetti alla sicurezza informatica. Il lavoro nella cybersecuirty ha però delle caratteristiche intrinseche che lo rendono, innegabilmente, tra i più stressanti del mondo.
