
Marco Bentivogli, già sindacalista della Cisl nonché co-fondatore di Base Italia, esperto di politiche di innovazione dell’industria e del lavoro, è di nuovo in libreria con “Licenziate i padroni”, con sottotitolo “Come i capi hanno rovinato il lavoro”, edito da Rizzoli.

LICENZIATE I PADRONI
“Quante volte abbiamo sentito dire che cambiava tutto nel mondo del lavoro sulla scia delle grandi trasformazioni che hanno investito la produzione? – si legge nella quarta di copertina – Eppure, in Italia, le dinamiche del rapporto lavorativo restano ancorate a vecchi concetti padronali, anche quando non di padroni/proprietari si parla ma di capi, capetti, manager e direttori delle risorse umane, che della mentalità e dei comportamenti padronali hanno preso tutto il peggio”.
È contro di loro, quindi, che Marco Bentivogli si scaglia in un libro che è un grido di rabbia: rabbia contro i “padroni” mediocri, rabbia per un Paese con molti capitali e pochi capitalisti, dove la ricchezza si eredita e il “capitalismo relazionale” fa sì che nelle aziende vengano cooptati i fedelissimi e gli amici degli amici che hanno frequentato le stesse scuole e gli stessi circoli. Ma questo non vale solo per il mondo delle imprese private: vale anche per quelle pubbliche, per la politica, il sindacato, le associazioni, la pubblica amministrazione.
“Questo però – si avverte – non è un libro per “difendersi” dai padroni. È il manifesto di una frustata culturale a una grande finzione: bisogna al più presto licenziare questa moderna cultura aziendale che di moderno ha solo le etichette. In “Licenziate i padroni” troverete una denuncia senza mezzi termini dell’abuso d’ufficio che permea il nostro terziario e un’accusa ai capi “cane pastore” con l’ossessione del controllo, un controllo che serve solo a nutrire il narcisismo di chi lo esercita, ma che soffoca la produttività e insieme il “BenVivere” (meglio del benessere) delle persone. Troverete, infine, anche una riflessione sul senso del lavoro, sulla sua dimensione comunitaria e, dunque, sulla necessità di inglobare all’interno di esso la “cura” (per se stessi e per gli altri), sulla responsabilità sociale dell’impresa e sulle sue concrete applicazioni. E, infine, uno sguardo sul futuro, che è già presente, in cui saper riconoscere oltre ai rischi anche le opportunità dell’Intelligenza artificiale, che potrà aiutarci a potenziare ciò che nel lavoro costituisce la nostra prerogativa essenziale: la nostra umanità”.