Se si volge lo sguardo al futuro, anche da qui a cinque anni, nel mondo del lavoro, troveremmo parecchie sorprese. Nei prossimi anni, infatti, quali saranno i mestieri più gettonati? Di quali avremo più bisogno? Certo, serviranno esperti di intelligenza artificiale. Ma anche autisti, educatori, contadini e insegnanti.
In generale, si calcola che, da qui al 2030, verranno creati nel mondo 170 milioni di posti di lavoro, di cui 92 milioni di ruoli verranno sostituiti, con un aumento netto di 78 milioni di nuove figure professionali.
Ma per restare al passo occorre investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto sul Futuro del Lavoro 2025 – pubblicato dal World Economic Forum sulla base di dati provenienti da oltre 1.000 aziende, secondo il quale “i progressi tecnologici, i cambiamenti demografici, le tensioni geoeconomiche e le pressioni economiche sono i fattori chiave” che rimodelleranno il mercato del lavoro nel prossimo futuro.
In particolare, le professioni più gettonate saranno informatici, braccianti, operai edili, lavoratori agricoli, shopping assistant, infermieri, baristi, docenti universitari e anche professori di liceo. Più in generale si prevede che i progressi nell’IA, nella robotica e nei sistemi energetici, in particolare nelle energie rinnovabili e nell’ingegneria ambientale, aumenteranno la domanda di ruoli specializzati in questi settori. Le figure meno richieste invece saranno cassieri, commessi, guardie giurate, segretari, colf, stampatori, bibliotecari, grafici.
Per questo motivo, si legge nel rapporto, “è urgente un’azione collettiva nei settori pubblico, privato e dell’istruzione per affrontare le crescenti carenze di competenze”. Le principali aree prioritarie includono il superamento dei gap di competenze, l’investimento in iniziative di riqualificazione e aggiornamento professionale e la creazione di percorsi accessibili per l’accesso a lavori e competenze in rapida crescita, la cui domanda è in rapido aumento. Il rapporto rileva inoltre che la carenza di competenze continua a essere “l’ostacolo più significativo alla trasformazione aziendale, con quasi il 40% delle competenze richieste sul lavoro destinate a cambiare e il 63% dei datori di lavoro che già la citano come l’ostacolo principale da affrontare”.
Si prevede che le competenze tecnologiche in materia di IA, big data e cybersecurity registreranno una rapida crescita della domanda, ma le competenze umane, come il pensiero creativo, la resilienza, la flessibilità e l’agilità, rimarranno fondamentali. Una combinazione di entrambi i tipi di competenze “sarà sempre più cruciale in un mercato del lavoro in rapida evoluzione”.
Ancora il rapporto osserva che “l’IA sta rimodellando i modelli di business e la metà dei datori di lavoro a livello globale sta pianificando di riorientare la propria attività per cogliere le nuove opportunità derivanti dalla tecnologia”. La risposta più comune della forza lavoro a questi cambiamenti dovrebbe essere l’aumento delle competenze dei lavoratori, con il 77% dei datori di lavoro che prevede di farlo. Tuttavia, il 41% prevede di ridurre la forza lavoro a causa dell’automazione di alcune attività. Quasi la metà dei datori di lavoro prevede di trasferire il personale dai ruoli esposti alle interruzioni dell’IA ad altri settori dell’azienda, un’opportunità per alleviare la carenza di competenze e ridurre al contempo il costo umano della trasformazione tecnologica.