
Una delle dolenti note dell’economia italiana è quella che batte sul tasto dell’inverno demografico: si fanno sempre meno figli e, in prospettiva, sia il nostro Pil che il nostro sistema pensionistico andrà in difficoltà. Un dato su tutti: nel 2022, per la prima volta dall’unità italiana, le nascite sono state inferiori a quota 400mila. Ma cosa fa lo Stato per agevolare le coppie che vogliono mettere al mondo dei figli? Ancora troppo poco se si prende in considerazione una rielaborazione dati di Msd Manual secondo cui, in Italia, è difficile finanche prendersi cura dei bambini quando sono malati. In media, infatti, è stato calcolato che, tra i 3 e gli 8 anni, essi vivono 42 giorni di malattia nell’arco di 12 mesi. Ma, nello stesso periodo di tempo, i giorni di congedo (non retribuito) dei loro genitori sono solamente 5 (ciascuno). Per i giorni di malattia del figlio che superano questa soglia, i genitori dovranno, quindi, ricorrere a babysitter (che non sono certo gratis) o, i più fortunati, alle cure della famiglia, i nonni in primis per chi li ha vicini a casa. Ora, a dirla tutta: la condizione per cui ciascun genitore, alternativamente, può assentarsi dal lavoro solo per 5 giorni all’anno a causa delle malattie dei figli potrebbe essere integrata dai contratti collettivi. Ma di fatto sono pochi i casi in cui si ha diritto a un numero maggiore di giorni di congedo. Le singole realtà lavorative, poi, potrebbero affrontare il problema autonomamente. Ma, purtroppo, ad oggi, quelle che lo fanno sono mosche bianche. Eppure, è una questione di prospettiva: da qui al 2040, ci saranno in Italia almeno 6 milioni di lavoratori in meno. E, secondo Bankitalia, è già tardi per invertire il trend demografico: nei prossimi anni, l’unica soluzione per mitigare il problema è un aumento dei flussi migratori. Ma ciò non toglie che, nel lungo periodo, le nuove nascite andrebbero incentivate in tutti i modi.