
In Italia, cresce più l’occupazione che il Pil. E’ un’anomalia che anche Banca d’Italia, nel suo ultimo report, sottolinea per l’anno 2024. Pur decelerando, ha continuato a crescere più rapidamente del prodotto. Ma non solo: la domanda di lavoro ha ancora beneficiato della moderata dinamica salariale dell’ultimo triennio, che ha reso la manodopera relativamente più conveniente rispetto ad altri fattori di produzione.
L’espansione dell’occupazione ha interessato sostanzialmente tutti i settori e si è concentrata tra le posizioni a tempo indeterminato e tra i lavoratori più anziani; la domanda di lavoro si è indebolita rispetto al 2023 soprattutto per i lavoratori giovani e per i contratti temporanei, che sono in genere più sensibili al ciclo economico.
Il tasso di partecipazione è rimasto sui livelli elevati raggiunti nel 2023, grazie al continuo aumento dell’offerta di lavoro fra i lavoratori con almeno 55 anni di età, che ha compensato il calo osservato tra i più giovani. L’immigrazione ha parzialmente bilanciato la diminuzione della popolazione italiana in età da lavoro; i lavoratori stranieri svolgono per lo più lavori caratterizzati da contratti meno stabili rispetto alle persone nate in Italia e in posizioni a basso salario. Il tasso di disoccupazione è sceso al valore più basso degli ultimi 17 anni.
Il numero di posti vacanti nelle imprese rispetto al totale delle persone in cerca di un impiego, un indicatore del livello di competizione per il reclutamento dei lavoratori, è cresciuto, avvicinandosi alla media dell’Unione europea.
Secondo le stime preliminari, nei primi mesi del 2025, l’occupazione ha ricominciato a crescere marcatamente, sostenuta anche dagli investimenti connessi con il PNRR.