Lavoro negli studi professionali sempre più disciplinato dal contratto collettivo firmato, per la parte datoriale, da Confprofessioni – la confederazione sindacale degli iscritti in Ordini – e da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per quanto riguarda le organizzazioni dei lavoratori. Un’applicazione sempre più a largo raggio e in strutture che, pur caratterizzandosi per una dimensione ancora ridotta, mostrano una tendenza a essere un po’ più strutturate.
È quanto emerge dall’analisi dei dati di Cadiprof ed Ebipro, i due enti bilaterali del sistema contrattuale degli studi, dedicati il primo all’assistenza sanitaria integrativa e il secondo al welfare.
Nel decennio 2015-2024 – si spiega nell’analisi dell’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni – il numero degli studi in cui si applica il contratto e gli istituti della bilateralità (con l’iscrizione a Cadiprof, Ebipro e Fondoprofessioni) aumenta del 26,9%, passando da poco meno di 71mila nel 2015 a oltre 90mila nel 2024. I lavoratori interessati sono passati da 178mila a oltre 261mila, con un incremento del 47,1% tra il 2015 e il 2024. La media dei dipendenti per studio sale da 2,5 a 2,9 dipendenti, «un trend apparentemente contenuto – spiega la ricerca dell’Osservatorio – ma che in realtà racconta una trasformazione graduale verso modelli operativi più integrati».
Gli studi devono fare i conti con la difficoltà di reperire profili adeguati e con la necessità di strumenti per trattenere e fidelizzare i dipendenti, in gran parte donne. Sul piano generale è sempre più richiesta la specializzazione e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale che riscrive molte funzioni automatizzabili. In questo quadro si colloca il contratto degli studi professionali. Welfare, attenzione per la formazione, conciliazione vita-lavoro costituiscono alcune dei capisaldi normativi del rinnovo avvenuto nel febbraio 2024.
«La contribuzione alla bilateralità prevista dal contratto è stata destinata a rafforzare in generale le prestazioni di welfare oltre che ad ampliare le coperture sanitarie anche nei confronti dei familiari dei lavoratori iscritti alla Cassa di assistenza sanitaria integrativa di settore (Cadiprof)», spiega l’Osservatorio sulle libere professioni.
Per effettuare le attività di prevenzione previste dal piano sanitario è stato previsto un permesso retribuito.

