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Retribuzioni in crescita del 3,5% rispetto al 2024, ma che pesano 9 punti in meno rispetto al 2021

Secondo l'Istat, l'inflazione di questi ultimi quattro anni e mezzo non è stata affatto recuperata in busta paga: è l'epoca della "fragilità finanziaria"

Quelli diffusi dall’Istat sui salari italiani, sono dati che fotografano alla perfezione una delle maggiori storture del nostro mondo del lavoro. Secondo l’istituto di statistica, infatti, la retribuzione oraria media nel periodo gennaio-giugno 2025 è cresciuta del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Ma le stesse retribuzioni contrattuali, in termini reali, “restano ancora al di sotto di circa il 9% dei livelli di gennaio 2021” a causa della forte inflazione che si è registrata in quegli anni.

Quindi, anche se l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a giugno 2025 segna un aumento dello 0,5% rispetto al mese precedente e del 2,7% rispetto a giugno 2024, gli italiani se ne fanno davvero poco. L’aumento tendenziale è stato del 2,3% per i dipendenti dell’industria, del 2,7% per quelli dei servizi privati e del 2,9% per i lavoratori della pubblica amministrazione, ma tant’è: i salari pesano molto di meno rispetto a solo quattro anni e mezzo fa.

Del resto, non c’è da stupirsene molto: sempre secondo dati Istat, ben il 40% delle famiglie italiane non è in grado di affrontare una spesa non preventivata di 800 euro.

E il fenomeno, per la verità, non riguarda soltanto l’Italia ma anche gli Stati Uniti, che ora devono anche affrontare l’onda dei dazi voluti dal presidente Trump. L’economista Annamaria Lusardi ha denominato il fenomeno  “fragilità finanziaria”. Ma, con tutta probabilità, nel prossimo futuro sarà ancora più accentuato.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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