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Italia sempre più vecchia (e con meno lavoratori)

Italia
A fine secolo la popolazione del Bel Paese si ridurrà della metà. E il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha mostrato le conseguenze che si scontano a cominciare da oggi: "Negli ultimi 3 anni, già persa una forza-lavoro di 800mila persone"

Stando a una analisi compiuta da Lancet, se in Italia nel 2017 eravamo 60,6 milioni, nel 2100 saremo giusto la metà: 30,5 milioni. Questo con il conseguenziale problema che saremo sempre meno a lavorare e a pagare le pensioni. Ad oggi, la natalità italiana stagna attorno all’1,24 figli per donna.

E l’Istat, nelle previsioni demografiche di settembre, ha rincarato la dose stimando una decrescita della popolazione residente da 59,2 milioni del 2021 a 57,9 milioni nel 2030. Al 2050, invece, dovremmo essere 54,2 milioni. E nel 2070 47,7 milioni. Inoltre, sulla base dei livelli di fecondità riscontrati negli ultimi anni, l’istituto di statistica prevede una sostanziale diminuzione delle coppie con figli. Questa tipologia familiare, che oggi rappresenta circa un terzo delle famiglie totali (il 32,5%), nel 2041 potrebbe rappresentarne meno di un quarto (il 24,1%).

Nello specifico, sempre nel 2041, secondo le proiezioni Istat, le persone sole potrebbero arrivare a 10,2 milioni (4 milioni gli uomini, 6 le donne facendo segnare un complessivo balzo del 20%). E gli over 65 di questa categoria potrebbero toccare 6,1 milioni (+44%). Ma tutti questi numeri in cosa si traducono? Secondo il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, prima di tutto, nel fatto che “in soli tre anni, dal 2019, il numero di persone convenzionalmente definite in età da lavoro (vale a dire tra i 15 e i 64 anni, ndr) è già diminuito di quasi 800mila unità.

Di conseguenza, una economia come la nostra in via di invecchiamento è destinata a subire non solo problemi fiscali ma anche di carenza di nuove idee”. The Economist, soffermandosi sul caso italiano e su quello giapponese, ha sottolineato proprio quest’aspetto. Sottolineando, inoltre, che saranno inevitabili riforme del sistema pensionistico con un aumento dell’età di fuoriuscita dal lavoro. Ma, per Visco, riforme di questo tipo, da sole, non basteranno.

Sarà decisivo, infatti, accrescere le possibilità di lavoro per i giovani e le donne. Tant’è che anche nell’ipotesi molto favorevole di un progressivo innalzamento dei tassi di attività dei giovani e delle donne fino ai valori medi della Ue, nei prossimi 20 anni, la crescita economica non potrà contare su un aumento delle forze di lavoro.

L’unica soluzione che si può trovare, oltre quella di allungare l’età lavorativa, è allora quella di aumentare il saldo migratorio. Per il quale, naturalmente, occorreranno politiche ben concepite di formazione e integrazione, entrambe indispensabili per l’inserimento dei migranti nel tessuto sociale e produttivo.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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