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La classifica Ocse del costo del lavoro. Maglia nera all’Italia

Nonostante i tagli del cuneo fiscale, nel 2022 ci siamo assestati tra i 5 Paesi dove pesa di più

Il rapporto Ocse sul Taxing Wages, sul costo del lavoro, inchioda ancora una volta l’Italia tra i Paesi che fanno peggio. Prendendo in esame il 2022, a fronte di una media del cuneo fiscale del 34,6% tra i 38 Paesi membri dell’organizzazione, il Bel Paese si assesta al 45,9%, classificandosi dietro solo a Belgio (53%), Germania (47,8%), Francia (47%) e Austria (46,8%). Questo, nonostante il taglio del cuneo fiscale che mira a incidere meno su tasse e contributi sociali.

La media presa in esame dall’Ocse riguarda un lavoratore single senza figli e regala un altro spunto interessante, quasi paradossale: la variazione del cuneo rispetto al 2021. Quest’indice, sempre nel 2022, ha fatto segnare per l’Italia un +0,47%.

Per voltare pagina, allora, il 2022 è stato un anno caratterizzato da due interventi a favore dei lavoratori: da gennaio, il taglio dei contributi dello 0,8% per i redditi fino a 35mila euro e, dal primo luglio al 31 dicembre, tramite il Decreto Aiuti bis dell’allora Governo Draghi, una ulteriore diminuzione dell’1,2%. Ora, su queste basi, l’attuale Esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha annunciato l’intervento per portare a 4 punti la riduzione del peso dei contributi previdenziali che gravano sui soli lavoratori.

Sta di fatto che un intervento è atteso anche per le famiglie monoreddito con due figli il cui cuneo fiscale è al 34,9% rispetto al 25,6% della media Ocse e su cui, comunque, ha già agito l’Assegno unico che ha portato a una riduzione del carico fiscale di 11 punti.

In una famiglia con due lavoratori e due figli, invece, il cuneo fiscale arriva al 37,4%: 2,09 punti in meno rispetto al 2021. Ma c’è da dire che per tutti resta il rischio di azzerare i benefit dei trasferimenti ai lavoratori e l’ombra tutta italiana di una scarsa produttività rispetto agli altri Paesi. Proprio quest’ultimo è un elemento particolarmente sottolineato dagli esperti Ocse perchè, secondo il loro modo di vedere, non si può guardare al costo del lavoro senza tenere conto della produttività. E quindi, occorrono sempre più investimenti tecnologici, formazione e nuove organizzazioni del lavoro.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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