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REDDITO DI CITTADINANZA / Raffaele Tovino (Enbiform): lo l’avrei gestito così

Sul Reddito di cittadinanza se ne sono dette tante e di tutti i colori. E da ultima anche Giorgia Meloni ha dichiarato: “Quando si parla del tema della congruità bisogna capirsi. Certo non si deve e non si può parlare di lavoro sottopagato o di sfruttamento. Ma se il tema è ‘non considero questa mansione all’altezza delle mie aspettative o studi’, questo è già diverso. Tutti vorremmo trovare il lavoro dei nostri sogni, ma non è capitato a tutti. Se non accetto un lavoro dignitoso e tutelato sono libero di farlo e stare a casa, ma non posso farmi mantenere da chi paga le tasse”. Anche Raffale Tovino prova a dire la sua. Il fondatore di Enbiform, l’ente bilaterale nazionale costituito in modo paritetico da sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentativi, aveva indicato in questo tipo di organismi la funzione delicata di gestire domanda e offerta di lavoro proveniente dai percettori mediante una piattaforma on line, alla stessa stregua di Airbnb o Uber. “Le soluzioni informatiche per semplificare al massimo domanda e offerta di servizi esistono – dichiarò Tovino – e sono alla portata di tutti, perché ogni cellulare può essere un dispositivo per interagire con il sistema. Sarebbe un ottimo modo per facilitare la vita di imprese e famiglie”. A distanza di qualche mese è ormai certo che il Rdc non supererà il limite di agosto, non si sa come verrà riformato e quali nuovi criteri saranno introdotti per favorire l’avviamento al lavoro.

Ma insomma, cos’è che a suo avviso non ha funzionato nella misura Rdc?

Resto convinto, e non credo di essere smentito, che non ha funzionato il meccanismo dello sbocco occupazionale.

Come doveva essere affrontato a suo parere?

La questione va affrontata secondo me a partire da un aspetto più tecnico che politico-ideologico, cosa evidentemente sfuggita ai molti che si lanciano in esternazioni poco felici e si tirano addosso le critiche di chi la vede diversamente. E poi c’è un aspetto che riguarda la dignità delle persone, che non si può calpestare.

Cominciamo dal versante tecnico, cosa si sente di suggerire?

Vorrei dire agli esponenti del governo e allo stesso presidente del Consiglio: quando dite che di lavoro ce n’è per tutti, che significa? Che c’è lavoro per tutti i profili?

Può spiegarsi meglio?

Certo. Mi sembra logico che le istituzioni preposte al mondo del lavoro avrebbero dovuto profilare tutti i percettori del reddito di cittadinanza da una parte. E poi avere dall’altra le richieste del mercato, divise per profili lavorativi. In maniera da allocare dignitosamente, ossia senza mortificare le persone, ognuna per competenza.

Faccia un esempio.

Non posso pensare, mi rifiuto di farlo, che un ragioniere a cinquant’anni avendo perso l’impiego al quale si è dedicato magari per 30 anni in un ruolo amministrativo, debba accettare di raccogliere i pomodori da stagionale, ad esempio, perché nel settore agricolo c’è una temporanea disponibilità. Eppure se non lo fa, se si rifiuta, non gli viene dato più la possibilità di mangiare.

E lei come giudica questa scelta?

A me sembra evidente che i soldi del reddito servono a mala pena per mettere il piatto a tavola. Allora perché non armarsi di lanciafiamme e dare fuoco direttamente ai percettori del reddito? Così lo Stato, spendendo pochi euro di benzina, risparmia tante risorse.

Siamo al paradosso. Torniamo alla realtà…

Consiglierei quanto meno a chi rappresenta le istituzioni di placare la indole. E così siamo da capo a dodici. Questo compito è da sempre attribuito i centri per l’impiego, che alla verifica dei fatti non sono in grado di assicurare l’accompagnamento al lavoro, non meglio di quanto fanno le agenzie interinali. Questo è un grande tema, ma differente, perciò dico che è utile separare le politiche di avviamento al lavoro dal Rdc.

Quindi insiste con la sua proposta?

Airbnb e Booking hanno cambiato l’economia del turismo in pochi anni e in maniera radicale. Uber ha dato la possibilità a chiunque di mettere a disposizione il proprio veicolo per chi ne avesse bisogno. Oggi anche le supplenze negli istituti scolastici vengono amministrate attraverso il web. In tutte le cose che del creato c’è una intelligenza artificiale all’opera. E un algoritmo non potrebbe gestire anche il rapporto tra domanda di prestazioni e offerta di lavoro dei percettori di reddito di cittadinanza?

Quindi, tirando le somme?

I conti non tornano. Il Rdc non ha mai goduto di buona stampa, soprattutto in campagna elettorale, anche oggi è la pietra di scandalo di divergenti modi di vedere.
Indipendentemente da tutto ciò, la soluzione è, come dicevo, una piattaforma web e una applicazione ad hoc, sono strumenti automatici e disintermediati di accompagnamento al lavoro, alla portata di chiunque. Ma ancora una volta la linea del presidente del Consiglio, è in sostanza di accettare il lavoro che viene offerto. Quale che sia.

Fonte: https://www.ilsudonline.it/ 

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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