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Job hopping: cambiare spesso lavoro non è poi così male

Soprattutto la Generazione Z è alla continua ricerca dell'azienda che sente più vicina ai suoi valori

Un lavoro sicuro, lo stesso, per tutta la vita. Quello che per i nostri genitori o i nostri nonni poteva essere non solo auspicabile, ma perfino normale, oggi per molti giovani sarebbe una prospettiva asfissiante. Da incubo. D’altra parte siamo cresciuti assorbendo alcune convinzioni: chi cambia lavoro di frequente non rischia di sembrare inaffidabile agli occhi dell’ennesima azienda che sta per assumerlo?

Esaminare alcuni dati che inquadrano il fenomeno del job hopping, ovvero quel saltare da un posto di lavoro all’altro senza farsi grossi problemi sul lasciare un’impresa dopo un anno o anche meno dall’avvio del contratto, regala molte sorprese.

Secondo l’Harvard Business Review, chi fa job hopping in media si garantisce una crescita dello stipendio dell’8,5% rispetto al 5,9% di chi resta. E questo perché la fedeltà a un’azienda non basta come condizione sufficiente a meritarsi un aumento di stipendio.

La rivista Forbes ha addirittura quantificato un aumento medio del guadagno mensile tra il 10 e il 20% per chi cambia spesso lavoro, proprio perché è alla costante ricerca di migliori opportunità. Ma, estremizzando, bisogna anche considerare un’altra cosa: se una persona continuasse a cambiare lavoro a un certo punto raggiungerebbe il tetto massimo a cui può ambire.

Numeri recenti, che inquadrano il mercato del lavoro americano, suggeriscono che c’è stata sì, nel 2023, una crescita maggiore degli stipendi tra chi cambiava spesso lavoro (7,7%) rispetto a chi invece rimaneva al proprio posto (5,7%). Nel 2025 però questo gap si è assottigliato, suggerendo che questa non sarebbe più la strada più breve per aumentare la busta paga.

Si tratta di una questione senz’altro generazionale, che riguarda prima di tutto la Gen Z.

Una ricerca condotta in America riferisce che l’87% di queste persone si considera un job hopper e che appena il 13% del campione sarebbe disposto a rimanere per più di quattro anni nello stesso posto di lavoro.

Non esiste una classificazione univoca di job hoppers. E questo senz’altro complica la lettura del fenomeno.

Ad esempio, in Italia quali sono i dati a disposizione? Randstad, basandosi su un periodo che va dal 2011 al 2021, ha rilevato che non stiamo parlando di un comportamento del tutto nuovo.

Nel 2021 i job hopper erano 900mila, mentre nel 2011 superavano 1 milione. Di certo il nodo stipendi non ha tirato la volata a questo trend, dal momento che se guardiamo al panorama nazionale dal 2008 in poi sono scesi in termini reali dell’8,7%. Vale a dire che ad oggi le persone, con quel che guadagnano, possono comprare di meno rispetto al passato.

Altri dati relativi all’Italia sono quelli di Anpal Servizi riguardo al numero di professionisti che si sono dimessi due o più volte nell’arco di 24 mesi. Tra il 2015 e il 2016 erano 2,35 milioni di italiani; il dato è salito a quasi 3 milioni tra 2020 e 2021.

I soldi giocano un ruolo importante nel pacchetto, ma non sono l’unica condizione che trattiene le persone. I giovani, soprattutto, hanno un mercato del lavoro che permette loro di cercarsi aziende in linea con i propri valori. Come per tutti i trend esistono aspetti positivi e incoraggianti per chi nei primi anni di lavoro è disposto a cambiare spesso. Così come vanno considerati possibili problemi.

Cambiare spesso lavoro e trovare ogni volta condizioni migliori sono azioni che favoriscono opportunità di crescita professionale. Conoscere più aziende, i loro modi di lavorare, e ampliare il proprio network danno senza dubbio accesso a possibilità allettanti. Lo stipendio potrebbe essere una delle voci in crescita di questo valzer.

L’altra faccia della medaglia riguarda senz’altro la percezione dei recruiter. Non è escluso che una rapida occhiata al curriculum suggerisca all’azienda di trovarsi di fronte a un candidato facile al job hopping. Balzare da un’azienda all’altra potrebbe anche impedire di scoprire come, in un’organizzazione complessa, si affrontano i momenti più sfidanti e complicati.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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