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In pensione a 64 anni: ecco quando si può

L'emendamento alla legge di Bilancio che vuole rendere più flessibile l'accesso

La legge di Bilancio che oggi, 19 dicembre 2024, ha iniziato il suo iter alla Camera, prevede una novità sul fronte pensionistico: un emendamento vuole rendere più flessibile l’accesso alla pensione. Sarà possibile accedervi a 64 anni, cumulando gli importi del fondo complementare, ma solo se si hanno già 20 anni di contributi e se si è pienamente nel regime contributivo. La somma dei contributi previdenziali con l’aggiunta di quelli complementari vale infatti ai fini del raggiungimento dell’importo richiesto per accedere alla pensione.

Da tempo oggetto di potenziamento da parte di governo e maggioranza, i fondi complementari rientrano tra gli strumenti di risparmio privati che i lavoratori possono attivare per integrare l’assegno obbligatorio del sistema pubblico, quindi dell’Inps. Di fatto, spostando una determinata cifra, come per esempio il Trattamento di fine rapporto (Tfr), si crea una rendita che al momento dell’uscita dal lavoro si aggiungerà all’importo percepito mensilmente come pensione

Con la modifica presentata alla Legge di bilancio, la somma tra contributi previdenziali e fondi complementari viene ammessa per il raggiungimento dell’importo richiesto a fini pensionistici.  L’attuale normativa consente di andare in pensione a 64 anni ai lavoratori in regime contributivo, con un minimo di 20 anni di contributi, solo se l’importo dell’assegno che si percepirà è pari a 3 volte la pensione minima per gli uomini e 2,8 volte per le donne. La novità consiste nel fatto che per raggiungere questo importo può essere utilizzata anche la rendita del fondo previdenziale complementare.

Secondo le stime, la norma dovrebbe per adesso toccare da vicino una platea piuttosto ristretta, calcolando che i lavoratori che operano nel pieno regime contributivo hanno al massimo 28 anni di contributi, 8 in più del minimo richiesto. Un maggiore effetto è atteso a partire dal 2030 quando una quota più consistente di lavoratori avrà maturato i requisiti minimi

Nell’ipotesi che la cumulabilità con i fondi previdenziali complementari venga estesa anche ai lavoratori che operano nel regime misto (retributivo-contributivo) pre-1996, la platea interessata salirebbe a 80mila. Come dichiarato da esponenti di governo e maggioranza, l’obiettivo resta favorire la flessibilità in uscita senza penalizzazioni

Se il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) l’emendamento Nisini “premia la flessibilità in uscita”. “Per la prima volta nella previdenza italiana si potranno cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni. Con il provvedimento si interviene in tema pensionistico affrontando concretamente il problema delle pensioni povere, destinate ad aumentare a fronte di un sistema contributivo che sarà più prevalente”, afferma Durigon

Sull’uso dei fondi complementari per la pensione anticipata resta critica la posizione dei sindacati. Secondo la Cgil l’emendamento “certifica come nonostante le promesse di superamento della legge Fornero sarà l’unica norma con cui si potrà accedere al pensionamento nel presente e in futuro”.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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