
In vista del referendum dell’8 e 9 giugno prossimi, Claudio Armeni, coordinatore nazionale del Comitato per il No e l’astensione consapevole, è intervenuto prendendo spunto dalla posizione espressa dalla Cisl con la sua segretaria Daniela Fumarola: “Se ha dichiarato pubblicamente che il referendum dell’8 e 9 giugno è “sbagliato nel merito”, allora vuol dire che siamo sulla strada giusta. Vuol dire che il dibattito si è finalmente alzato di livello, e che le ragioni che da mesi sosteniamo non possono più essere ignorate”.
Queste le ragioni di Armeni: “Quando abbiamo costituito il Comitato per il No e l’astensione consapevole, lo abbiamo fatto nel silenzio generale, quasi nell’indifferenza di gran parte del mondo politico e sindacale. Lo abbiamo fatto quando
ancora pochi avevano il coraggio di dire apertamente che questo referendum era inadeguato, divisivo, ideologico, inefficace. Ora che l’insostenibilità della consultazione è sotto gli occhi di tutti, rivendichiamo con forza di essere stati i primi a dirlo, con chiarezza e responsabilità”.
“Oggi – ha proseguito Armeni – molti si affrettano a prendere le distanze, a riconoscere tardivamente che lo strumento referendario è stato mal utilizzato. Dove erano prima? Cosa pensavano davvero? Il nostro Comitato è stato – e resta – l’unico ad aver indicato fin dall’inizio una terza via: né il silenzio né l’adesione acritica, ma l’astensione consapevole, come scelta politica pienamente legittima e coerente con lo spirito della nostra Costituzione”.
“Il referendum abrogativo non è un’elezione – ha tenuto a precisare Armeni – In questi mesi abbiamo assistito a una narrazione distorta, spesso manipolatoria, in cui l’astensione è stata descritta come una fuga dalla responsabilità. Alcuni sindacati, in particolare la Cgil, hanno sostenuto l’argomento – ingenuo ma potente – secondo cui “votare è sempre un dovere morale”. Un’argomentazione superficiale che ignora una verità giuridica e politica fondamentale: nel referendum abrogativo, l’astensione è una delle opzioni previste e legittimate dalla legge. Chi sceglie di non votare non “diserta” la democrazia, la esercita secondo le sue regole, partecipando in modo consapevole al processo democratico. Il quorum, previsto dalla Costituzione, non è un cavillo tecnico, ma un presidio di garanzia, pensato proprio per impedire che minoranze motivate impongano la loro volontà alla maggioranza silenziosa.
Armeni, poi, ha commentato anche il caso-La Russa, il presidente del Senato che ha preso apertamente una posizione contro il referendum:
“In questo clima confuso, va registrata anche la polemica sollevata intorno alle dichiarazioni del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che durante un evento di Fratelli d’Italia ha affermato: “Farò propaganda perché la gente se ne stia a casa”. Una posizione personale, condivisibile o meno, che ha scatenato un attacco veemente da parte delle opposizioni, che lo hanno accusato addirittura di minare la democrazia. Ecco il punto: in Italia è diventato sospetto persino ricordare che l’astensione è prevista dalla legge, e che può rappresentare una forma legittima di dissenso. Siamo alla distorsione totale del concetto di democrazia, dove ogni invito al pensiero critico o all’uso degli strumenti previsti dalla Costituzione viene
bollato come antidemocratico. La democrazia non è solo il diritto di dire “sì” o “no”, ma anche quello di dire “non partecipo a questo gioco”, quando il gioco è truccato o mal posto. Ed è questo il messaggio che molti non vogliono far passare.
“L’astensione è un voto politico – ha continuato Armeni – Nel sistema referendario italiano, l’astensione è tutt’altro che un atto neutro. È una forma efficace e pienamente legale di opposizione, che contribuisce concretamente a impedire l’abrogazione di una legge. È, per molti cittadini, l’unico modo reale per dire “no” a un quesito mal posto, ideologico o propagandistico. Negli ultimi decenni, l’astensione ai referendum ha superato costantemente il 50%. Non è disinteresse, ma comprensione crescente del meccanismo democratico. Parlare oggi di “astensione consapevole” significa dare voce e dignità a milioni di cittadini che scelgono di non legittimare un processo referendario percepito come strumentale o fuorviante”.
Quanto alla Cisl, Armeni ha commentato che il suo è un segnale importante, ma tardivo: “Salutiamo con favore la posizione espressa da Daniela Fumarola. Il suo rifiuto di partecipare al voto è un atto di serietà, che denuncia – seppur tardi – l’inadeguatezza di questo referendum. Ma non possiamo non chiederci perché queste parole arrivino solo ora. Dove era la consapevolezza sindacale quando sarebbe stato utile avviare un confronto ampio e profondo? Noi quella discussione l’abbiamo aperta mesi fa. Lo abbiamo fatto con rigore e coerenza, senza timori né opportunismi. E oggi possiamo dire, senza presunzione ma con fermezza: avevamo ragione. Lo confermano i fatti, lo confermano le dichiarazioni, lo conferma la crescente disillusione dei cittadini”.
Il Comitato per il No e l’Astensione Consapevole, ha concluso Armeni, continuerà a sostenere con forza che l’astensione, in
questo contesto, è una forma di dissenso legittima, efficace e profondamente democratica. È un modo per difendere la qualità del dibattito pubblico e per respingere la logica della semplificazione ideologica. Non c’è nulla di più politico che scegliere di non partecipare a una consultazione inutile e dannosa.