
Secondo i dati della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche sugli ultimi tre anni, quasi 30mila infermieri laureati nelle università italiane lavorano all’estero. Si tratta di un investimento andato in fumo da 675 mila euro: una fuga pagata a caro prezzo dalla collettività perché le ricadute si scontano con una cronica carenza di personale.
Basti pensare che in Italia, il fabbisogno nazionale di infermieri sarebbe oltre le 65.000 unità. Ma, tra carenze organizzative, scarsa valorizzazione, turni massacranti e stipendi più bassi del 23% rispetto alla media Ocse, nei concorsi, i posti restano vacanti e le Regioni che se lo possono permettere, si muovono in autonomia sul mercato globale.
La Lombardia è un esempio. Il Pirellone, infatti, la deciso di stringere accordi per reclutare personale dai Paesi del Sud America, dall’Argentina al Paraguay. E se inizialmente l’idea era di assumere 400-500 unità, ora la prospettiva potrebbe anche essere quella di non porsi alcun limite.
“Mi auguro che entro la fine di questo mese – spiega Guido Bertolaso, assessore al welfare lombardo – al massimo entro luglio, possa essere stipulato il primo accordo fra Regione Lombardia e Paraguay. Questo ci permetterebbe durante l’estate di organizzare le prime selezioni e i primi bandi di assunzione. Diciamo che, nell’arco della fine dell’estate, dovremmo aver messo in piedi tutte le pratiche burocratiche, in modo poi da far arrivare i primi contingenti di infermieri entro la fine dell’anno”.
Ma qual è il fabbisogno solo restando alla Lombardia? “Come minimo – risponde Bertolaso – dovremmo avere tra i 2.500 e i 3.000 infermieri in più tra ospedali e strutture sul territorio, in primis le case di comunità”.
Bertolaso ribadisce l’impossibilità di coprire questo fabbisogno con personale italiano. «Mediamente su un bando per assumere 50 infermieri – continua l’assessore – si presentano circa 20-30 candidati e ad accettare l’assunzione sono ancora meno, diciamo 10-15. Così non andiamo da nessuna parte». Da qui i viaggi della speranza, nelle scuole infermieristiche del Sudamerica.