L’Italia ha appena fatto segnare il record di oltre 24 milioni di lavoratori. Sta di fatto che l’umore, in giro, non è dei migliori: è diffusa, ad esempio, la paura che l’Intelligenza artificiale cancellerà parecchi posti di lavoro. E’ proprio così? Lo scorso 30 agosto, ne ha parlato a Il Riformista Valerio D’Angelo, amministratore delegato di Fiven, società specializzata in information technology con base a Napoli, il quale ribalta completamente il quadro:
“In Italia, l’Intelligenza Artificiale può creare oltre 900 mila nuovi posti di lavoro solamente da qui al 2027. Ma servono due premesse: gli investimenti e il connubio con le competenze umane. Così sarà possibile rendere il lavoro più efficace, innovativo e significativo”.
Ciò che per D’Angelo è importante sottolineare è che “l’impatto dell’Intelligenza artificiale senza dubbio ci sarà. Ma essa non eliminerà posizioni lavorative, piuttosto le andrà a sostituire. Richiederà all’uomo maggiori e migliori qualifiche, consentendogli di non dover più svolgere i lavori a minor valore aggiunto. Se noi riusciamo a formare professionalità adeguate, il potenziale è altissimo”.
Alla domanda specifica “quanti posti di lavoro potrà creare in Italia”, il manager ha risposto così: “Considerando che già oggi in Italia mancano all’appello circa 310 mila figure in ambito ICT e che nei prossimi anni questo numero si moltiplicherà, possiamo tranquillamente affermare che solo nel nostro Paese l’Intelligenza artificiale può creare oltre 900 mila nuovi posti di lavoro solamente da qui al 2027, per un valore aggiunto sul Pil che sfiora i 100 miliardi di euro. L’impatto è effettivamente enorme e di una rapidità impressionante. Ma l’avvento dell’Intelligenza Artificiale rappresenta una rivoluzione industriale che non deve essere temuta o limitata. Anzi, va cavalcata. Fiven lavora da dieci anni sull’Intelligenza artificiale e l’impatto in termini di efficienza è sempre stato molto positivo”.
