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Global Sumud Flotilla e la legge del mare: cosa dicono le regole

La Global Sumud Flotilla continua a navigare nel Mediterraneo orientale. Il convoglio, composto da oltre cinquanta imbarcazioni civili con attivisti, parlamentari e rappresentanti di ONG a bordo, ha dichiarato come obiettivo la consegna di aiuti umanitari a Gaza. Nei giorni scorsi le navi sono state colpite da droni a sud di Creta, in acque internazionali, senza gravi conseguenze ma con danni a diverse unità.

L’Italia ha inviato una fregata della Marina Militare per monitorare la situazione, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ribadito che, finché la flottiglia resta in alto mare, gode della piena libertà di navigazione prevista dal diritto internazionale. Lo scenario potrebbe però cambiare nel momento in cui le imbarcazioni tentassero di entrare in acque sovrane, dove valgono regole diverse.

È proprio qui che la cronaca si intreccia con il diritto del mare, un complesso di norme che stabilisce i confini invisibili degli oceani e regola la convivenza tra Stati.

La “Costituzione degli oceani”

Il riferimento fondamentale è la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), firmata nel 1982 e ratificata da oltre 160 Paesi. È spesso definita la “Costituzione degli oceani” perché disciplina in modo sistematico quali diritti spettano agli Stati costieri e quali libertà devono essere garantite a tutte le navi.

Secondo l’UNCLOS, entro 12 miglia nautiche dalla costa si estende il mare territoriale, dove lo Stato esercita piena sovranità. Una nave straniera può attraversarlo solo in modo “inoffensivo”, cioè rapido e senza attività ostili. Tra 12 e 24 miglia troviamo la zona contigua, in cui il Paese costiero può intervenire per prevenire o punire violazioni delle sue leggi fiscali, doganali o sanitarie.

La fascia fino a 200 miglia nautiche è la zona economica esclusiva (ZEE): qui lo Stato non ha sovranità totale, ma diritti speciali sulle risorse naturali, dalla pesca ai giacimenti minerari, senza però limitare la libertà di navigazione. Oltre le 200 miglia si apre l’alto mare, dominio di nessuno e di tutti, dove vige il principio della libertà dei mari.

Navigare in acque internazionali

La Flotilla, oggi, si trova in alto mare. In questo spazio marittimo, nessuno Stato può fermare una nave civile se non in casi eccezionali come la pirateria, la tratta di esseri umani o l’assenza di una bandiera nazionale. In tutti gli altri casi la giurisdizione spetta esclusivamente allo Stato di bandiera, cioè il Paese presso cui la nave è registrata.

Questo spiega le dichiarazioni del ministro Crosetto: in acque internazionali le navi sono protette dalle regole della libertà di navigazione; ma qualora entrassero nel mare territoriale di un altro Stato, le norme cambierebbero radicalmente.

Sovranità e limiti

Se la flottiglia dovesse avvicinarsi a coste soggette a blocco o controllo sovrano, entrerebbe in un contesto più delicato. Nel mare territoriale, lo Stato costiero ha il diritto di stabilire chi può passare e a quali condizioni. Anche nella ZEE, pur senza piena sovranità, lo Stato può far valere diritti sulle risorse e sulla sicurezza.

La differenza è sostanziale: mentre in alto mare la regola è la libertà, entrando in mari sovrani prevale la giurisdizione costiera, che può limitare o impedire il transito di navi considerate non inoffensive.

Un diritto poco conosciuto ma decisivo

Il caso della Global Sumud Flotilla dimostra quanto il diritto del mare non sia materia per soli specialisti. Oltre il 90% del commercio mondiale viaggia via mare, e le regole che stabiliscono chi può navigare, dove e a quali condizioni incidono sulla sicurezza globale e sulla vita quotidiana di ciascuno di noi.

Capire cosa significhi “acque internazionali” o “mare territoriale” aiuta a leggere con maggiore consapevolezza le notizie, soprattutto quando riguardano episodi che uniscono cronaca, diplomazia e diritto.

L’oceano, infatti, non è uno spazio vuoto senza legge, ma un mosaico giuridico in cui sovranità e libertà si intrecciano. La Flotilla che oggi solca il Mediterraneo non è solo un fatto di cronaca, ma anche un’occasione per ricordarci che dietro ogni nave che attraversa il mare c’è un sistema di regole invisibili pensato per garantire ordine e sicurezza sulle vie d’acqua del mondo.

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Autore - Articoli pubblicati: 11

Studente di Giurisprudenza, con esperienza amministrativa e interesse per ambito legale, aziendale e risorse umane.

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