C’è un elemento positivo e uno negativo nelle parole pronunciate dalla ministra Marina Calderone alla Camera a proposito delle misure volte a garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro: un’informativa, quella del governo Meloni a Montecitorio, che arriva a poco più di un mese dal crollo di una trave in cemento nel cantiere dell’Esselunga a Firenze, costato la vita a ben cinque operai.
Partiamo dall’elemento positivo. La ministra del Lavoro ha annunciato che lo stanziamento per il bonus malus dell’Inail salirà a 800 milioni. Significa che ci saranno più risorse a copertura della riduzione dei premi assicurativi per le aziende in cui si registri un calo degli infortuni o delle malattie.
E questo è sicuramente un bene per almeno due motivi.
Il primo: il governo Meloni dimostra di aver compreso come, per ridurre l’esorbitante numero di morti bianche, sia necessario seguire una logica incentivante più che punitiva. Il decreto Pnrr prevede sì un inasprimento delle sanzioni per le imprese che non rispettino le regole in materia di sicurezza e un rafforzamento del contingente ispettivo, ma anche misure volte a far sì che le imprese trovino più conveniente adeguarsi alla normativa.
Il secondo aspetto che lascia ben sperare, poi, sta nel fatto che l’incremento dei fondi a copertura del bonus malus dell’Inal conferma l’impegno del Governo e dell’Istituto sul fronte della lotta a infortuni, malattie e morti sul lavoro. Il bando Isi, che copre fino al 65% delle spese sostenute dalle imprese per progetti specifici, nella sua ultima edizione prevede uno stanziamento di 508 milioni: “Si tratta dell’importo più alto mai stanziato nelle 14 edizioni dell’iniziativa”, ha sottolineato la ministra Calderone nell’aula di Montecitorio. D’altra parte, dal 2010 a oggi, l’Inail ha destinato oltre tre miliardi e mezzo a fondo perduto per progetti di miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Senza dimenticare l’annunciato aumento, da dieci a 50 milioni, degli investimenti in formazione per la crescita delle competenze dei lavoratori e degli operatori della sicurezza.
Nell’informativa di Calderone, però, c’è un “non detto”. La ministra, che già all’indomani della tragedia di Firenze aveva evidenziato la necessità di insegnare la sicurezza sul lavoro nelle scuole, continua a sottolineare la necessità di individuare “tutte le forme più efficaci di intervento per contribuire alla formazione dei ragazzi”.
La titolare del dicastero del lavoro, però, non circostanzia la proposta né fa chiarezza sulla sorte della proposta di legge per fare della sicurezza del lavoro una materia di insegnamento nelle scuole secondarie: un’idea lanciata nell’estate del 2023 da Walter Rizzetto, parlamentare di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Lavoro della Camera, e puntualmente rimasta lettera morta. Quella norma è ancora in cantiere? Qualcuno, all’interno del governo Meloni, si è posto il problema di assicurare la partecipazione attiva non solo degli studenti ma anche degli insegnanti e dei genitori, l’utilizzo di strumenti didattici innovativi ed efficaci, l’insegnamento basato soprattutto su casi di vita reale, il coinvolgimento dei giovani nella gestione della sicurezza degli istituti? Su questi aspetti la ministra glissa elegantemente.
Su certe proposte, invece, di fare un passo avanti come è avvenuto su altri fronti. Il governo Meloni ha effettivamente previsto un aumento delle risorse, il rafforzamento degli ispettori e l’inasprimento delle sanzioni, ma continua a cincischiare sulla sicurezza del lavoro nelle scuole.
Il tempo delle parole e delle proposte generiche, però, è finito: ce lo ricordano non solo i cinque morti di Firenze, ma anche e soprattutto quelle oltre mille vittime registrate in Italia da dicembre scorso a oggi, con Basilicata e Puglia distintesi per un’incidenza di infortuni mortali ben al di sopra della media nazionale.