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Sos precariato, mai tanti contratti a termine

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I dati Istat allarmano i sindacati che promettono battaglia: nel mirino le ultime scelte fatte dal Governo Meloni sui voucher

Nella recente manifestazione di Napoli, Cgil, Cisl e Uil si sono ritrovate d’accordo nel dichiarare guerra al Governo sul fronte del precariato. Per le tre organizzazioni dei lavoratori, Palazzo Chigi, con il Decreto Lavoro, ha peggiorato una situazione già di per sé drammatica. La scelta di allargare, ad esempio, la possibilità di utilizzare i voucher, secondo i sindacati, mina alle fondamenta la possibilità, soprattutto da parte dei giovani, di mettere su famiglia. Da questo, anche il problema della denatalità, che ha dirette conseguenze sulla nostra economia.

Cgil, Cisl e Uil sono pronti, quindi, alla battaglia. E, se avranno la possibilità di confrontarsi con l’esecutivo nazionale, hanno annunciato che proporranno una misura che rende i contratti a tempo determinato molto più costosi per le aziende rispetto a quanto lo siano oggi. Un disincentivo che, per i rappresentanti dei lavoratori, potrebbe aiutare a cambiare rotta. Sta di fatto che sono anni, ormai, che tutti i Governi che si susseguono a Palazzo Chigi hanno filo da torcere con un mercato del lavoro che spesso e volentieri non garantisce alcuna stabilità: a leggere i dati dell’Istat degli ultimi tre anni, il precariato non è stato mai così diffuso.

I lavoratori a scadenza ravvicinata superano i 3 milioni su un totale di 18 milioni di dipendenti. Eppure, nel 2018, il Decreto Dignità del governo Conte aveva promesso di rendere più difficile il rinnovo dei contratti a termine. Qualcosa è andato, evidentemente, storto, soprattutto dopo la pandemia. E ora, la scelta del Governo Meloni sembra diametralmente opposta. Con il suo decreto Lavoro, infatti, ha deciso di lasciare la possibilità di stipulare contratti a termine senza causale per una durata massima di 12 mesi, mentre le proroghe e i rinnovi non possono in ogni caso superare i 24 mesi. Per rinnovare o prorogare un contratto a termine oltre i 12 mesi, il contratto dovrà avere una descrizione precisa delle esigenze che giustificano la necessità aziendale. La causale deve esprimere il bisogno produttivo, tecnico, organizzativo collegato con il rinnovo/proroga.

Ma ci sono anche dei casi in cui queste disposizioni non vengono applicate. Si consentono durate più lunghe nei contratti con le pubbliche amministrazioni, ad esempio. O con le università private. C’è ancora molta strada da fare per contrastare il precariato, quindi. Tornando ai dati Istat, essi parlano chiaro: se oggi i precari superano i 3 milioni, nel 2004, erano meno di 2 milioni.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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