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La complessità della negoziazione assistita e la tutela del lavoratore

E' un istituto che solleva dubbi sulla sua effettiva utilità

È noto a tutti, specialmente agli addetti ai lavori, che dal 28 febbraio 2023 è entrata in vigore la possibilità di ricorrere alla negoziazione assistita come alternativa alla conciliazione sindacale per le controversie di lavoro. Tuttavia, questa nuova opzione solleva alcune questioni riguardo alla sua efficacia e alla tutela del lavoratore coinvolto.

La negoziazione assistita è essenzialmente una procedura che consente agli avvocati, e in misura minore ai consulenti del lavoro, di rappresentare le parti coinvolte (datore di lavoro e lavoratore) al fine di risolvere il contenzioso e raggiungere un accordo soddisfacente per entrambi. Al termine della procedura, il documento prodotto deve essere presentato, entro 10 giorni, a un organismo riconosciuto di certificazione per la sua validazione. Tuttavia, è importante sottolineare che l’accordo raggiunto tramite la negoziazione assistita non ha efficacia definitiva, il che solleva dubbi sull’utilità effettiva di questa opzione alternativa. In altre parole, l’accordo può essere messo in discussione in seguito e non ha lo stesso peso legale di una decisione giudiziale o di una conciliazione sindacale.

L’attivazione della negoziazione assistita comporta certamente dei costi per entrambe le parti coinvolte, che devono sostenere le spese dei professionisti coinvolti. Tuttavia, il lavoratore, che di solito è la parte più vulnerabile, risulta maggiormente penalizzato. Inoltre, preoccupa l’assenza di adeguate tutele per il lavoratore che si trova a non essere rappresentato da un sindacato, istituzione abituata a occuparsi di queste questioni.

È vero che le conciliazioni sindacali spesso coinvolgono anche avvocati che presentano un accordo già predisposto al conciliatore. Tuttavia, il conciliatore sindacale ha l’obbligo di verificare il contenuto dell’accordo e di informare il lavoratore sulle implicazioni di ciò che sta per sottoscrivere. Di conseguenza, il lavoratore ha la possibilità di riconsiderare la propria decisione dopo aver ricevuto le informazioni dal conciliatore sindacale e può decidere di non firmare l’accordo.

In conclusione, la negoziazione assistita solleva dubbi sulla sua effettiva utilità e sulla tutela del lavoratore coinvolto. La mancanza di efficacia definitiva dell’accordo e la minore tutela per il lavoratore rispetto alla conciliazione sindacale pongono delle sfide significative. È fondamentale considerare attentamente queste questioni al fine di garantire la migliore tutela possibile per i diritti e gli interessi dei lavoratori.

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Segretario Generale Confederazione SELP

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