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È Natale, pronti alla cena aziendale?

Ormai è un must in tutto il mondo: il 2025 si chiuderà con una spesa complessiva a livello globale di oltre 326 miliardi di dollari

Strana creatura, non è vero?, la cena aziendale. L’occasione in cui i perimetri, i confini e le distanze tra team e reparti vengono meno. Per una lunga serata le persone sono spinte (no, dai, non costrette) a fare festa tutte insieme. Magari parlando sempre di lavoro oppure svagandosi.

Forse rispetto alle feste di istituto ai tempi delle superiori si fa meno amicizia con gente nuova, si tende a stare tra i colleghi e compagni di scrivania. Ma è una circostanza ricca di spunti per capire come è fatto oggi il mondo del lavoro fuori dall’ufficio.

A tal proposito, Torcha ha teso l’orecchio a quel che si dice sui social, agli sfoghi, alle red flag, a quel che piace o non piace affatto di momenti simili.

Forse non accade in tutte le cene aziendali, ma nel menu è spesso una delle portate previste. Quando il capo prende il microfono e parla davanti a tutti i dipendenti e collaboratori dell’azienda può generare diversi scenari: da una parte della sala ci saranno gli yes-man pronti ad applaudire ogni passaggio. Più defilato il gruppetto che commenterà invece ogni frase su WhatsApp sfogandosi perché hai voglia a dire che siamo una grande famiglia se quest’anno manco il buono di Amazon. E poi c’è chi banalmente non seguirà una parola, pronto a buttarsi sul buffet.

Parlare in pubblico non è da tutti ed essere un capo non significa a prescindere sapere tenere il palco. Su TikTok la comica Giorgia Fumo ha lanciato un appello a tutti i Ceo: non fate battute se non le sapete fare, specie all’inizio del discorso; non andate lunghi perché la gente vuole mangiare e divertirsi; avvisate il catering per evitare che i maccheroni rimangano fermi in cucina mentre ripercorrete la storia millenaria dell’azienda e dei suoi successi. Poi, certo, può anche succedere che il capo si dimostri sorprendentemente simpatico e vi faccia passare una bella serata.

Non tutte le cene aziendali sono identiche. C’è chi si accontenta di un aperitivo il venerdì. E chi invece coinvolge la pop star o la band del momento pagando un ricco cachet. Solo le grandi realtà possono permettersi certi nomi, che infatti poi spopolano sui social in una gara a cui nessun dipendente ha chiesto di partecipare su quale sia stato lo spettacolo più bello di dicembre.

Ascoltare gratis un concerto non è mai una brutta cosa, ma quanti avranno pensato che con quei soldi l’azienda avrebbe potuto assegnare un premio di produzione o assecondare le richieste di aumento dopo un anno di duro lavoro? Sono le situazioni in cui chiunque si sente esperto di contabilità aziendale.

La cena aziendale è anche la più temuta dai timidi. Sono le occasioni in cui si esce dalla comfort zone, perché bisogna mescolare le carte, conoscere nuovi reparti dell’azienda, prestarsi alle foto di gruppo, fare il karaoke. Insomma, se siete andati solo perché mancare all’appuntamento vi avrebbe provocato infinite rotture e una ramanzina dal responsabile è forse la moneta più pesante da pagare.

Dopo la pandemia molte aziende hanno permesso ai propri dipendenti di usufruire dello smart working. E questo ha portato le imprese ad avere team diffusi che magari si riuniscono meno di frequente. Ecco perché le imprese vogliono puntare su queste situazioni per fare squadra (non sempre riuscendoci).

Sono soggetti particolari, poi, quelli che non smettono mai di parlare di lavoro da quando servono l’aperitivo di benvenuto alla chiusura dell’open bar. Queste sono le persone che hanno già in mente la call del mattino seguente, con la presentazione finita all’ultimo per fare il figurone davanti al capo.

Il 2025 si chiuderà con una spesa complessiva per gli eventi aziendali a livello globale di oltre 326 miliardi di dollari (e aumenterà di molto entro fine decennio). Cifre che dimostrano un trend: le cene di fine anno con i colleghi sono qui per rimanere ed è possibile che si debba fare i conti ogni volta anche con i colleghi workaholic.

Nelle settimane di vigilia (non di Natale, della cena aziendale) è possibile che sia stato mandato un calendar per raccogliere tutte le adesioni. C’è chi ha subito flaggato “sì”, chi si è dimenticato di farlo e chi invece darà buca. Anche loro sono argomento di discussione alla cena aziendale: alcuni hanno una giustificazione più che valida per non esserci (c’è in giro un’influenza…), altri hanno preferito non venire senza dare grosse spiegazioni.

Leggendo tra i commenti social sul tema c’è un utente che giura di avere balzato tutte le cene aziendali. E pur essendo un responsabile non è mai stato rimproverato. Rincuorante pensare che l’assenza da simili eventi non pregiudichi il rapporto con il datore di lavoro. Come dire: fuori dall’orario di ufficio, sotto le feste, le persone possono anche dire no.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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