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In tredici anni l’Italia ha perso 630 mila giovani, il 7% del totale

Hanno lasciato il nostro Paese per lavorare soprattutto in Gran Bretagna e Germania

Tra il 2011 e il 2024, sono usciti dall’Italia 630 mila giovani, pari al 7% del totale. Stando al rapporto del Cnel, il saldo rispetto a quelli che sono arrivati nel nostro Paese, è di -441 mila unità. In altri termini, ben nove uscite per un solo ingresso. 

Il valore del capitale umano emigrato ammonta a qualcosa come 159,5 miliardi, il 7,5% del Pil.

La quota femminile dei giovani emigrati nel 2024 è il 48,1%, in aumento rispetto al 46,6% medio dell’intero periodo. I valori più alti della quota femminile si hanno nel Nord-Est con il 50,5%, cui segue il Nord-Ovest e il Centro con il 49,3% e il Mezzogiorno con il 44,9%. Tra le regioni e province autonome svettano Alto Adige (52,5%), Trentino (51,5%) e Marche (51%), con Veneto, Emilia-Romagna e Toscana sopra il 50% e Lombardia poco sotto. In fondo Campania (43,2%), Puglia (43,5%) e Sicilia (44,5%).

Sono il 42,1% i laureati tra i giovani emigrati nel triennio 2022-2024, in aumento rispetto al 33,8% dell’intero periodo 2011-24. Al di sopra o vicini alla metà Trentino (50,7%), Lombardia (50,2%), Friuli-Venezia Giulia (49,8%), Emilia-Romagna (48,5%) e Veneto (48,1%). Le quote più basse si registrano in Sicilia (26,5%) e Calabria (27,2%).

Relativamente al segmento femminile, le laureate sono il 44,3% tra le emigrate nel triennio 2022-24, contro il 40,1% dei maschi. La differenza maggiore tra la quota femminile e quella maschile si raggiunge tra le regioni del Mezzogiorno, segno che le giovani istruite hanno maggiore coscienza del divario di genere più ampio rispetto al Nord ed emigrano per superarlo. La differenza è di 9,5 punti percentuali in Campania (42,5% contro 33,0%) e di 9,4 punti in Puglia (42,9%, 33,5%), 9,3 in Abruzzo (43,1%, 33,8%), 8,6 in Sardegna (37,8%, 29,2%), 8,4 punti in Calabria (31,8%, 23,4%) e Basilicata (42,4%, 34,0%).

Ammonta a 159,5 miliardi di euro il valore del capitale umano uscito dal nostro Paese nel 2011-24, stimato sul saldo migratorio e come costo sostenuto dalle famiglie e, per la sola istruzione, dal settore pubblico, per crescere ed educare i giovani italiani emigrati. 77 miliardi per il Nord e 58 per il Mezzogiorno. Le tre regioni con il valore maggiore sono Lombardia (28,4 miliardi), Sicilia (16,7) e Veneto (14,8).

In termini di PIL il valore del capitale umano uscito nel 2011-24 è pari al 7,5%. Così misurata l’uscita più grande è quella dell’Alto Adige (17% del PIL), seguito da Calabria (16,6%) e Sicilia (15,1%). Quella più piccola è del Piemonte (2,3%), con a ruota Emilia-Romagna e Lazio (4,8%). Il peso medio annuo nel triennio 2022-24 è invece pari allo 0,8% del PIL. L’aumento del numero e del grado di istruzione dei giovani emigrati italiani ha incrementato a 16 miliardi il valore dell’uscita annua in tale periodo. In quota del PIL i picchi sono in Alto Adige (1,7%), Calabria (1,6%) e Molise (1,5%) e i minimi per Lazio (0,45%), Emilia-Romagna (0,54%) e Toscana (0,6%).

Prima destinazione dei giovani italiani emigrati è il Regno Unito, con una quota pari al 26,5%. La seconda è la Germania, con il 21,2% e a seguire Svizzera (13,0%), Francia (10,9%) e Spagna (8,2%). Le percentuali variano molto tra le diverse regioni italiane. Quasi la metà degli altoatesini vanno in Austria e oltre un quarto in Germania. Dal Meridione si parte soprattutto per la Germania (30,4%, con 39,1% dalla Sicilia) e il Regno Unito (24,5%), poi in Svizzera (12,6%).

Il 20% è la percentuale di giovani europei e statunitensi che scelgono la Germania, il 16,9% opta per il Regno Unito, il 15,4% per la Spagna, il 15,1% per la Francia e il 14,7% per la Svizzera. L’Italia è scelta solo dall’1,9%, preceduta da Danimarca (3,2%) e Svezia (3,4%), che sono però molto più piccole per popolazione ed economia.

Nel 2011-24 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord, al netto di quelli che sono arrivati, 484mila giovani italiani. 240mila sono andati nel Nord-Ovest dal resto d’Italia, 163mila nel Nord-Est e 80mila nel Centro. Il deflusso record è quello della Campania, pari a 158mila, poi Sicilia con 116mila e Puglia con 103mila. L’afflusso top è stato in Lombardia, con 192mila, seguito dall’Emilia-Romagna (106mila) e Piemonte (41mila).

Il giovane capitale umano trasferito nel 2011-24 dal Mezzogiorno al Nord corrisponde a un valore di 147 miliardi di euro, di cui 79 miliardi relativo al trasferimento dei giovani laureati, 55 a quello dei diplomati e 14 a quello dei non diplomati. La Lombardia è la regione che ha ricevuto più capitale umano giovane dai movimenti interni, pari a 76 miliardi, seguita dall’Emilia-Romagna con 41 miliardi, dal Lazio con 17 e dal Piemonte con 15.

La Campania è la regione che ha perso più capitale umano giovane dai movimenti interni: 59 miliardi. Poi viene la Sicilia con 44 miliardi, la Puglia con 40 e la Calabria con 24.

Ammontano a 12mila i giovani che se ne sono andati dal Veneto verso l’estero o il resto d’Italia, facendone così la regione meno attrattiva tra le grandi del Nord, perché non è riuscita a compensare con gli afflussi netti dall’interno quelli verso il resto del mondo. 196mila è invece il numero record di giovani che hanno lasciato, per altre regioni o per l’estero, la Campania, seguito dai 163mila della Sicilia e dai 130mila della Puglia.

 

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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