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I danni dei contratti pirata: per i lavoratori 8.200 euro in meno ogni anno, per lo Stato un miliardo e mezzo

Confesercenti lancia l'allarme per i settori dei servizi e del turismo e propone di estendere la detassazione al 5% sugli incrementi salariali

L’inflazione, certo. Ma a minacciare i salari dei lavoratori, primi fra tutti quelli impiegati nel settore dei servizi e nel turismo, sono anche i contratti pirata che si traducono in un miliardo e mezzo di euro sottratti ogni anno all’economia nazionale. Il grido d’allarme proviene dai vertici di Confesercenti che, durante l’assemblea nazionale dell’associazione, parlano di «dati inequivocabili» e sollecitano un rapido intervento della politica.

E allora vediamoli, questi dati. Tra 2019 e 2024 i redditi da lavoro reali – cioè al netto dell’inflazione – sono scesi in media del 3,7%, pari a circa 1.700 euro in meno per lavoratore. Se si allarga l’orizzonte d’analisi al 2007, però, la perdita di valore del lavoro risulta ancora più evidente. In questi 17 anni, infatti, il reddito dei lavoratori ha subito una decurtazione di ben 4mila euro. Per gli autonomi la perdita ammonta addirittura a 9.800 euro. Con il risultato che il potere d’acquisto si è abbassato di un quinto rispetto al passato.

Ma non è soltanto il carovita a penalizzare i lavoratori. Determinanti sono anche i contratti pirata, cioè quelli che vengono firmati da sindacati poco rappresentativi e spesso si traducono in una erosione dei diritti e delle tutele dei lavoratori. Anche qui i numeri sono sconvolgenti. Secondo un sondaggio commissionato da Confesercenti all’istituto Ipsos, al 30 giugno di quest’anno erano registrati al Cnel 210 contratti nel solo settore dei servizi. Di questi, 200 erano a “minore tutela” e appena dieci siglati dai confederali Cisl, Uil e Cgil. I contratti pirata, dunque, riguarderebbero dai 160mila ai 180mila lavoratori del comparto dei servizi, ma è lecito pensare che il numero sia molto più ampio.

Ancora, solo il 13% degli intervistati riferisce di godere della quattordicesima. I contratti pirata sottraggono ai dipendenti il 26% della retribuzione, 1.150 euro di elementi non retributivi come ferie o riposi o permessi, 1.000 di prestazioni sanitarie previste dalla bilateralità e 900 di welfare dalla bilateralità integrativa. Il danno per ciascun lavoratore ammonta a circa 8.200 euro l’anno. Così si tocca la cifra astronomica di un miliardo e mezzo di euro sottratti ogni anno al sistema economico nazionale.

Il dumping salariale ha un impatto molto accentuato sulle casse dello Stato. Sempre secondo i calcoli di Confesercenti, i contratti pirata riducono il gettito Irpef di circa 300 milioni di euro, mentre il minor gettito contributivo sfiorerebbe i 450. Di qui il monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Le piccole e medie imprese, i lavoratori autonomi, nei settori del turismo, del commercio, dei servizi, dell’artigianato, dell’industria sono importanti veicoli di crescita occupazionale e di sviluppo», perciò le iniziative a sostegno di tali settori sono «lungimiranti ed è essenziale che i salari e i redditi che ne derivano corrispondano alle attese definite dalla Costituzione».

Ma quali possono essere queste iniziative? Confesercenti propone di estendere la detassazione al 5% sugli incrementi salariali, come previsto dalla legge di bilancio per i contratti siglati nel 2025, anche ai contratti del commercio e del turismo firmati nel 2024 e agli aumenti previsti per il 2026. In questo modo si guadagnerebbero oltre 148 milioni l’anno da redistribuire ai lavoratori del settore. Confesercenti, però, puntualizza: «Il beneficio dev’essere riservato alle imprese che applicano contratti di qualità, firmati da organizzazioni realmente rappresentative: una scelta per premiare chi rispetta le regole, rafforzare la concorrenza leale e legare tra loro crescita dei salari, legalità e sviluppo del sistema produttivo».

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Direttore Editoriale - Articoli pubblicati: 195

Libero Professionista, impegnato oltre che sul fronte dei servizi e prestazioni connesse al tema della prevenzione degli infortuni in ambienti di lavoro, ha maturato una notevole esperienza nell’ambito delle relazioni sindacali, ed oggi è tra i fondatori di diverse realtà sindacali di carattere Nazionale.

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