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Ci sono tantissimi lavoratori sottopagati dietro le star di Onlyfans

Quando un utente si collega per chattare con uno dei suoi creator preferiti, in realtà, interagisce con i cosiddetti “chatters”

Irene Doda di Wired ha investigato sul mondo del lavoro che c’è dietro una piattaforma di successo quale Onlyfans: quando un utente si collega per chattare con uno dei suoi creator preferiti, c’è una buona probabilità che non parli direttamente con la persona che crede dall’altra parte dello schermo. I cosiddetti “chatters” sono lavoratori – generalmente basati in paesi del Sud Globale – che gestiscono le comunicazioni per conto dei creator: inviano messaggi, foto, interagiscono con gli utenti.

Un’inchiesta di Nikkei Asia ha rivelato che una buona fetta dei chatters risiede nelle Filippine, dove la popolazione generalmente parla e scrive un buon inglese, e i salari sono più bassi che nei Paesi occidentali.

Un chatter guadagna circa 3 dollari l’ora. L’assunzione avviene tramite agenzie.

Solo digitando “OnlyFans chatters” su Google compaiono decine di risultati per agenzie e piattaforme che offrono il servizio.

Una di queste, TDM Chatting Service, si presenta come “l’agenzia leader del settore per il servizio di chat di OnlyFans” e presenta così i suoi servizi: “La gestione delle chat è spesso un aspetto trascurato del business, e molte agenzie presumono che un messaggio di massa ‘personalizzato’ e dei copioni per il sexting siano sufficienti a sviluppare connessioni emotive. Ma pochi, se non nessuno, compre davvero il grado di intelligenza emotiva necessario per massimizzare la spesa di ciascun cliente”.

Ai lavoratori che si occupano di chattare al posto dei creator più famosi, dunque, è richiesto un alto grado di intelligenza emotiva: devono essere in grado di capire le esigenze del cliente e farlo sentire a proprio agio. Uno dei punti di forza di OnlyFans è proprio l’intimità che dovrebbe crearsi tra utente e creator – a differenza delle tradizionali piattaforme di intrattenimento per adulti.

Ma uno dei problemi che i chatters affrontano riguarda le condizioni di lavoro, e in particolare la salute mentale: nonostante la firma dei contratti con le agenzie, manca una vera e propria tutela.

Bastano piccoli errori e i chatters possono perdere il posto di lavoro. L’attività di per sé può essere molto provante dal punto di vista psicologico: ansia e burnout sono all’ordine del giorno. In fondo, si tratta di un lavoro di relazione, per cui vengono consumate molte energie emotive. Senza contare l’esposizione frequente a contenuti sessuali e la difficoltà di gestire decine di conversazioni a sfondo sessuale, più o meno esplicite, contemporaneamente. L’obiettivo dei chatters è vendere i contenuti dei creator e mantenere i contatti con i clienti. Di fatto, è un lavoro di marketing e vendita, nel mercato dell’intrattenimento per adulti. Con paghe molto più basse rispetto al valore generato.

Le piattaforme come OnlyFans hanno modificato radicalmente il mercato del lavoro sessuale. Anche per i creator esistono notevoli rischi e situazioni di precariato, un problema più profondo che si estende a tutta la filiera del lavoro sessuale – o di creazione di contenuti per adulti – online.

“OF ha rappresentato una rivoluzione nel lavoro sessuale, soprattutto durante la pandemia, seguendo traiettorie simili a quelle dei social media e della gig economy. Così come i social hanno aperto la strada alla ‘celebrità’ e alla creazione artistica per coloro che si trovavano al di fuori dei canoni di bellezza, popolarità o accesso a certe discipline o lavori, OF ha spianato la strada a chi volesse creare contenuti (spesso) di nudo o sessuali al di fuori delle case di produzione per film per adulti”, spiega Carolina Are, ricercatrice sulla moderazione dei contenuti social al Centre for Digital Citizens della Northumbria University.

“Le piattaforme come OF sono anche spesso discriminate dai servizi di pagamento che penalizzano frequentemente le piattaforme che ospitano contenuti per adulti. Di conseguenza, chi usa piattaforme come OF deve spesso adattarsi a cambiamenti su come, dove e quando riceverà i propri guadagni. E poi c’è il rischio legato alla pubblicazione della propria immagine online – un rischio che corriamo tutti, ma che è ovviamente maggiore nel caso di contenuti di nudo, più stigmatizzati dalla società”.

Come rendere più trasparente e sostenibile il mercato dell’intrattenimento per adulti su piattaforme digitali, anche per i lavoratori meno visibili, come i chatters?

“La decriminalizzazione del lavoro sessuale è il primo passo, perché le piattaforme seguono le leggi offline: quindi, se il lavoro sessuale è decriminalizzato e trattato come un qualsiasi altro lavoro, si riduce inevitabilmente la discriminazione e cresce il riconoscimento del lavoro sessuale come occupazione valida”, continua Are.

“Poi serve una governance delle piattaforme più equa, non lasciata solo agli algoritmi e alle aziende private ma anche alla comunità e a leggi di tutela dei lavoratori; serve l’inclusione dei creator di OF e piattaforme simili nelle consultazioni per nuove leggi, così che chi fa lavoro sessuale possa portare la propria conoscenza ed esperienza nella creazione di normative su questi servizi; il diritto all’oblio e un maggior controllo sulle proprie immagini per chi decide di abbandonare questo lavoro. Più di ogni altra cosa, serve trasparenza: da parte di OF e dei social media in generale per migliorare la gestione di questi spazi”.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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