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Flat tax: ora tocca anche ai lavoratori dipendenti

La misura potrebbe restituire equità nel mondo del lavoro

In Italia lavorare conviene sempre meno. Non è un’opinione, è un dato di fatto. Da una parte, i lavoratori autonomi in regime forfettario possono contare su una flat tax al 15% fino a 85mila euro di ricavi, con la prospettiva – già discussa negli ambienti della maggioranza – di un innalzamento della soglia a 100mila euro dal 2026. Una scelta che ha dato ossigeno a migliaia di professionisti, semplificando la vita fiscale e restituendo un po’ di fiducia a chi produce.
Dall’altra parte, i lavoratori dipendenti continuano a subire il peso di un sistema ingessato, complicato e iniquo, fatto di scaglioni, detrazioni, addizionali e un cuneo fiscale che divora stipendi già bassi. Il risultato? Un Paese in cui chi lavora spesso si sente un cittadino di serie B. Eppure, la domanda è semplice: perché ciò che funziona per le partite IVA non dovrebbe funzionare anche per i dipendenti?
La flat tax non è una bacchetta magica, ma è un principio: tutti pagano in maniera proporzionata, tutti capiscono quanto devono versare, nessuno resta intrappolato in un labirinto normativo che premia pochi e punisce molti. È una tassa giusta perché è chiara, diretta, accessibile.
Per i lavoratori dipendenti significherebbe finalmente più soldi in busta paga senza elemosine sotto forma di bonus a tempo, senza l’ansia di detrazioni che cambiano ogni anno, senza la frustrazione di vedere che, a parità di reddito, il peso delle imposte varia in base a cavilli incomprensibili.
Ma non è solo questione di equità. È anche una strategia di sopravvivenza nazionale. L’Italia perde ogni anno giovani, famiglie e competenze che scelgono di andare all’estero dove la tassazione è più bassa e i salari più alti. In un Paese che non cresce, non investe e non trattiene talenti, la flat tax per i dipendenti sarebbe un segnale chiaro: “se lavori qui, lo Stato ti rispetta e ti lascia vivere dignitosamente con il frutto del tuo lavoro”.
Chi critica questa proposta dirà che è una misura costosa, che mancano le coperture. Ma le coperture si trovano con scelte politiche coraggiose: taglio degli sprechi, semplificazione della spesa pubblica, riduzione delle agevolazioni frammentate. Perché continuare a distribuire bonus a pioggia quando si può restituire potere d’acquisto strutturale e stabile a chi lavora?
Il futuro del nostro Paese dipende da questo: restituire fiducia al lavoro. Abbiamo già dimostrato, con il regime forfettario, che la flat tax funziona: ha ridotto il nero, ha alleggerito la burocrazia, ha dato impulso a migliaia di attività. Adesso serve un passo ulteriore.
Non c’è più tempo da perdere. La flat tax non deve restare un privilegio di pochi, ma diventare il diritto di chiunque lavori, che sia autonomo o dipendente. Perché il lavoro è lavoro, e deve essere rispettato allo stesso modo.
E allora la domanda finale la giriamo alla politica: avete il coraggio di estendere la flat tax ai lavoratori dipendenti, o continuerete a girarci intorno mentre il Paese muore di stenti?

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Commercialista e tributarista, con una consolidata esperienza nella consulenza d’impresa e nel diritto tributario. Presidente di UIFOR – Unione Italiana Forfettari, il primo sindacato dedicato ai contribuenti in regime forfettario, affianca professionisti e imprese nella crescita e nell’innovazione, con uno sguardo particolare allo sviluppo del Mezzogiorno. Appassionato di economia, politica e cultura mediterranea, crede nella costruzione di reti e comunità come strumento di progresso. Vive tra Roma e il Sud Italia, da dove trae energia e ispirazione anche grazie alla sua famiglia e al territorio, che rappresentano la radice più autentica del suo percorso umano e professionale.

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