La Legge di Bilancio 2026 e la pre-intesa sul rinnovo del CCNL Funzioni Locali segnano una svolta per il lavoro pubblico.
Da un lato, il Governo interviene con misure fiscali mirate — riduzione dell’Irpef e detassazione dei premi di produttività — per rafforzare il reddito disponibile. Dall’altro, il rinnovo contrattuale porta aumenti, arretrati e maggiore flessibilità organizzativa. Due leve convergenti, che puntano a valorizzare il personale e rendere la Pubblica amministrazione più competitiva e attrattiva.
Taglio Irpef e salario accessorio detassato
La manovra riduce la seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%, alleggerendo la pressione fiscale per lavoratori e famiglie.
Il beneficio medio per un dipendente pubblico con reddito lordo di 50.000 euro supera i 600 euro annui netti, grazie anche all’imposta sostitutiva del 15% sui compensi accessori fino a 800 euro.
Sono circa 3 milioni gli statali coinvolti: insegnanti, impiegati comunali e dipendenti regionali, che vedranno premi, indennità e straordinari tassati in modo più leggero. È un passo concreto verso una PA orientata alla performance e al merito, che riconosce il valore del lavoro e lo collega ai risultati raggiunti.
Premi di produttività e incentivi al merito
Nel settore privato, la tassazione sui premi di produttività scende all’1% fino a 5.000 euro. È una misura che il Governo intende estendere, in prospettiva, anche alla PA tramite la contrattazione decentrata.
L’obiettivo è allineare la dinamica retributiva pubblica a quella privata, superando la logica dell’automatismo e incentivando la contrattazione di secondo livello. In tal modo, la retribuzione accessoria diventa leva di qualità, premiando chi contribuisce al miglioramento dei servizi e dell’efficienza amministrativa.
Rinnovo del contratto enti locali: più soldi e più flessibilità
Parallelamente, dopo oltre un anno di trattative, è arrivata la pre-intesa per il rinnovo del CCNL Funzioni Locali 2022-2024, che riguarda oltre 430.000 dipendenti di Comuni, Province, Regioni e Camere di commercio.
Gli aumenti medi previsti sono di 142 euro lordi mensili, con arretrati fino a 2.357 euro.
Il contratto introduce la settimana corta su base volontaria (36 ore in quattro giorni) e riconosce il buono pasto anche per chi lavora in smart working. Una modernizzazione attesa, che risponde alle esigenze di equilibrio vita-lavoro e di adattamento alle nuove forme organizzative.
Valorizzazione del personale e tutela del benessere organizzativo
La riforma contrattuale aggiorna anche l’ordinamento professionale: incentivi per i piccoli enti, nuove regole per le progressioni verticali (consentite fino al 2026) e misure di “age management” per sostenere i lavoratori più anziani.
Particolare attenzione è riservata alla sicurezza del personale, con copertura legale e sanitaria per le vittime di aggressioni durante il servizio.
Si tratta di un passo verso una PA più moderna, che combina riconoscimento economico e tutela della dignità lavorativa.
Verso una PA più efficiente e meritocratica
Nel complesso, la manovra e il nuovo CCNL rappresentano un pacchetto integrato di riforme che restituisce centralità al lavoro pubblico.
Meno tasse, più salario accessorio e maggiore flessibilità organizzativa segnano una direzione chiara: una pubblica amministrazione che premia il merito, riduce il cuneo fiscale e migliora la qualità dei servizi.
Se confermate e rese strutturali, queste misure potrebbero inaugurare una nuova stagione di fiducia tra Stato e lavoratori pubblici — una PA finalmente efficiente, motivata e sostenibile.

