Il governo è al lavoro per trovare una soluzione alla questione delle concessioni balneari, attualmente in bilico a causa delle richieste dell’Unione Europea (UE). La proroga delle concessioni fino al 2027, inizialmente ipotizzata, è oggetto di un delicato negoziato, il cui esito potrebbe determinare il futuro di migliaia di concessionari lungo le coste italiane.
Il nodo centrale della trattativa riguarda gli indennizzi da riconoscere ai concessionari per gli investimenti realizzati nel corso degli anni. Bruxelles ha insistito sulla necessità di una gestione trasparente e competitiva delle concessioni, in linea con le normative comunitarie, che prevedono una concorrenza equa e aperta.
Il governo sta cercando di mediare tra le richieste dell’UE e le pressioni interne per tutelare i diritti acquisiti dai concessionari. La reintroduzione della prelazione, che darebbe priorità agli attuali gestori nei nuovi bandi, è stata categoricamente respinta da Bruxelles, complicando ulteriormente il quadro delle trattative.
Un altro punto cruciale è la questione degli indennizzi infatti si sta valutando come compensare gli investimenti non ancora ammortizzati dai concessionari, un aspetto fondamentale per evitare un impatto economico negativo sui gestori esistenti. Tuttavia, la definizione di entità e modalità degli indennizzi resta ancora incerta, con il rischio di ulteriori tensioni tra Roma e Bruxelles.
Il Consiglio dei Ministri è chiamato a prendere una decisione definitiva a breve, anche se non è escluso un rinvio per consentire ulteriori discussioni. L’obiettivo principale del governo è evitare una condanna da parte della Corte di Giustizia dell’UE e garantire una transizione regolata del settore balneare, proteggendo al contempo gli investimenti fatti finora.
La questione, complessa e carica di implicazioni legali, economiche e politiche, è destinata a dominare il dibattito pubblico nelle prossime settimane, con un esito ancora incerto ma decisivo per il futuro delle concessioni balneari in Italia. Sono in ballo i destini di tante piccole e medie imprese le cui attività sono ancorate da tempo alle vecchie concessionari balneari.