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Regionali, astensione da record: cause e rimedi della fuga dalle urne

In sei regioni “spariti” quasi due milioni e 300mila elettori, 572mila solo in Campania: cittadini e politica mai così distanti

Fratelli d’Italia? No. Partito democratico? Macché. E nemmeno il centrodestra e il campo largo. Il nuovo partito di maggioranza in Italia è quello dell’astensione. I risultati delle elezioni regionali celebrate in Campania, Puglia e Veneto lo certificano. Per la prima volta, infatti, il numero di coloro che disertano le urne supera quello di quanti, tra domenica e lunedì scorsi, si sono recati ai seggi. Un dato particolarmente forte, che impone una riflessione sul distacco tra politica ed elettorato non solo ai candidati sconfitti, ma anche a quelli risultati vincitori.

Partiamo dai numeri. Se si considerano le sei regioni in cui i cittadini sono stati chiamati a scegliere i nuovi presidenti negli ultimi mesi – dunque non solo Campania, Puglia e Veneto, ma anche Marche, Calabria e Toscana – gli elettori persi sono circa due milioni e 291mila. Nel dettaglio, in Veneto sono “spariti” 607mila elettori, 572mila in Campania, 533mila in Puglia, 435mila in Toscana, 120mila nelle Marche e “solo” 24mila in Calabria. Eccezion fatta per le Marche, dove l’affluenza alle urne si è attestata al 50%, nelle altre regioni la quota di votanti rispetto agli aventi diritto non ha superato quella stessa fatidica soglia. Con la conseguenza che l’astensione è diventata ufficialmente il vero partito di maggioranza e i vari candidati eletti, sempre a eccezione delle Marche, possono essere considerati una sorta di “governatori di minoranza”.

Certo, il fenomeno dell’astensione caratterizza quasi tutte le democrazie liberali dell’Occidente e, anzi, costituisce il tratto forse più evidente della loro crisi. Alla sua origine c’è una sostanziale sfiducia nei confronti della politica. La sensazione diffusa tra gli elettori, infatti, è che la politica sia completamente incapace di incidere positivamente sulla quotidianità e cioè, per esempio, di abbattere le liste d’attesa nella sanità, garantire trasporti efficienti, migliorare la qualità della vita delle persone. Ad acuire questa sensazione è anche il fatto che i temi della politica esteri, considerati tradizionalmente “lontani” dalla gente comune, abbiano preso il sopravvento nel dibattito pubblico.

Nel caso specifico delle elezioni appena celebrate, poi, c’è da tenere conto di un ulteriore elemento. Nelle sei regioni dove si è votato, il verdetto delle urne e i nomi dei presidenti eletti erano ampiamente prevedibili. Il voto non ha regalato suspense né risvegliato il desiderio delle persone di partecipare alla vita pubblica. E a spegnere definitivamente gli entusiasmi ci hanno pensato anche i tatticismi e le discussioni sterili in cui si sono avvitati tanto il centrosinistra quanto il centrodestra. Qualche esempio? In Puglia gran parte del dibattito è stato catalizzato dalla pretesa di Antonio Decaro di non vedere candidati al Consiglio i suoi predecessori Nichi Vendola e Michele Emiliano. In Campania il necessario confronto su sanità e trasporti è stato sostituito da quello sul gozzo del neo-governatore Roberto Fico. In Veneto si è prestata più attenzione al “derby” tra Lega e Fratelli d’Italia che non ai problemi quotidiani della gente comune.

Come invertire la tendenza? C’è chi propone di multare gli astenuti e chi, come l’autorevole costituzionalista Michele Ainis, ipotizza il voto elettronico. Un altrettanto autorevole docente come Pino Pisicchio sostiene la necessità di rivitalizzare la forma-partito, cancellando il partito personale o cesaristico in voga al giorno d’oggi, di rendere omogenee le leggi elettorali e di incentivare con risorse pubbliche le fondazioni politiche seriamente impegnate nella formazione delle nuove classi dirigenti. Più di ogni altra cosa, però, occorre migliorare la qualità dell’offerta politica in termini di proposte e di candidati: una sfida alla quale sono chiamati tutti, anche coloro i quali hanno trionfato alle ultime regionali.

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Direttore Editoriale - Articoli pubblicati: 195

Libero Professionista, impegnato oltre che sul fronte dei servizi e prestazioni connesse al tema della prevenzione degli infortuni in ambienti di lavoro, ha maturato una notevole esperienza nell’ambito delle relazioni sindacali, ed oggi è tra i fondatori di diverse realtà sindacali di carattere Nazionale.

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