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Stabilimenti balneari, si riapre. Ma in che condizioni lavorano davvero?

Inizia la stagione di un settore con incertezze normative, precarietà contrattuale e violazioni silenziose dei diritti dei lavoratori

Con l’arrivo della primavera e la Pasqua, molti stabilimenti balneari italiani hanno già rialzato le serrande, anticipando una stagione che, come ogni anno, si annuncia promettente per il turismo. Ma dietro gli ombrelloni ordinati e le spiagge ben curate, si nasconde una realtà ben più complessa, fatta di incertezze normative, precarietà contrattuale e violazioni silenziose dei diritti dei lavoratori.

Gestori in trincea

La proroga delle concessioni balneari fino al 2027, prevista dal decreto “Salva infrazioni”, ha posticipato le gare pubbliche per l’assegnazione, ma non ha certo risolto i problemi. Al contrario, ha lasciato molti gestori in un limbo giuridico, senza certezze sul futuro delle proprie attività e senza incentivi reali a investire.
Nel frattempo, la questione degli indennizzi per i concessionari uscenti resta aperta: promessi, ma ancora senza criteri chiari di erogazione. Anche l’adeguamento dei canoni concessori, spesso irrisori rispetto al valore commerciale degli spazi occupati, è oggetto di dibattito e incertezza.

I lavoratori: la faccia invisibile della stagione

In questo contesto fragile, a pagarne il prezzo più alto sono spesso i lavoratori stagionali. E non solo economicamente.
È infatti prassi ormai nota – e troppo spesso tollerata – che chi la mattina indossa il fischietto da bagnino, la sera lo si ritrovi a servire ai tavoli del ristorante dello stabilimento, o a sistemare le sdraio dopo l’orario di chiusura. Tutto questo magari con un contratto da bagnino che, per quanto formalmente in regola, non copre affatto le mansioni realmente svolte.

Sono contratti “di copertura”, si dice. Una copertura leggera, trasparente, che nulla ha a che fare con la dignità del lavoro e con le regole dei contratti nazionali. In troppi casi si lavora a ore non dichiarate, con ruoli multipli, e nessun riconoscimento economico o previdenziale adeguato.

Contratti flessibili… ma solo a senso unico

Il nuovo regolamento balneare 2025 introduce l’obbligo della presenza del bagnino in torretta per tutta la durata dell’apertura, e sospende temporaneamente il requisito della maggiore età per facilitare l’ingresso di giovani. Ma la verità è che nessuna norma ha ancora affrontato davvero il nodo centrale: la qualità dei contratti, il rispetto dei ruoli, e il diritto dei lavoratori ad avere orari e mansioni chiare, tutele certe, e retribuzioni coerenti.

Aspettative alte, tutele basse

La stagione balneare 2025 si apre dunque tra entusiasmo turistico e sottofondo di ambiguità lavorativa. I clienti si aspettano sicurezza, accoglienza, qualità. I gestori cercano di offrire tutto questo. Ma lo fanno – troppo spesso – sulla pelle di chi lavora.

Il lavoro stagionale non può più essere sinonimo di deroga alle regole. Non può essere la zona grigia dove le tutele si piegano alla necessità di “fare tutto”, “dare una mano”, “adattarsi”.
Perché chi lavora in spiaggia non è invisibile. Ha diritto a orari veri, a contratti veri, a rispetto vero.

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Autore - Articoli pubblicati: 201

Segretario Generale Confederazione SELP

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