
L’attività sindacale è e deve essere democratica, apartitica ed apolitica.
L’unico scopo ed interesse di chi fa sindacato deve essere quello di comprendere ed elaborare le esigenze del mondo dei lavoratori e delle aziende, e metterle in connessione, una connessione produttiva efficace e duratura. Gli uni senza le altre non esisterebbero, così come non esisterebbe l’economia.
Dobbiamo imparare a dialogare con i datori di lavoro se vogliamo ottenere risultati di lungo periodo, e costruire un futuro dignitoso, dobbiamo fare la nostra parte di doveri per richiedere i corrispondenti diritti.
Le richieste che non tengono conto della “coperta corta” hanno poca possibilità di essere accolte. Sparala grossa porta solamente ad un inasprimento degli animi e a sterili contrapposizioni.
Il governo ha incontrato il 30 aprile scorso le parti sociali dei lavoratori “maggiormente rappresentative” nell’ormai consolidato rito “Pirandelliano” lasciando fuori dal confronto altri che sono quotidianamente attivi sul territorio e nelle politiche sindacali.
Forse è ora di incontrare anche i soliti non noti.
La Confederazione che mi onoro di rappresentare, (ma questo vale per molti altri nostri analoghi) è composta da centinaia di dirigenti sindacali, responsabili territoriali, operatori, conciliatori sindacali, segretarie, professionisti, professori, dipendenti etc. che tutte le mattine, sette giorni su sette, si immergono nell’attività del sindacato, che studiano soluzioni, che incontrano aziende e lavoratori, che si informano, analizzano, propongono, tutti insieme abbiamo centinaia di uffici sparsi su tutto il territorio nazionale, organizziamo convegni, facciamo accordi con le Università, con gli albi professionali e tanto altro, insomma facciamo “SINDACATO” e lo facciamo sommessamente senza tanti proclami.
Mi chiedo e chiedo alle istituzioni, ma tutti noi non abbiamo la giusta dignità di rappresentare qualcosa?
Aggiungo che siamo estremamente “specialistici”.
Chi lavora con noi perché lo fa? Lo fa forse perché ci crede e che sa che solo facendo meglio degli altri avrà la possibilità di emergere ed essere incisivo?
La risposta è si, ma è ora che si esca fuori dal “gioco delle parti” e ci si renda conto che c’è l’altra parte della medaglia sindacale che, numeri alla mano, ha valore “statistico” per poter dire la propria, soprattutto perché stiamo in mezzo alla gente e non si fa la fila per incontrare i vertici.