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Ancora una morte sul lavoro. Quali soluzioni?

Da rivedere il metodo di formazione e di informazione sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro

La cronaca propone la tragedia di un’altra vittima sul lavoro, schiacciato dalla pressa per comprimere i rifiuti nell’autocompattatore della Rap che stava riparando, nel deposito dell’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti a Palermo.
La considerazione da fare sul perché accade è che è totalmente sbagliato il metodo di formazione e di informazione sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro. Fintanto che si continuerà a permettere di entrare in servizio e poi formarsi all’interno delle ore di lavoro nei primi sessanta giorni, metodologia che è oltremodo pericolosa per il prestatore d’opera che rischia la propria incolumità nonché dannosa economicamente per l’azienda che è costretta a fare formazione all’interno delle ore lavorative, il rischio è troppo elevato e si continuerà a contare le vittime.
Sarebbe il caso di iniziare a trattare differentemente la formazione, rendendola obbligatoria e fruibile per il dipendente, già assunto, prima di entrare in servizio effettivo e di prevedere una detrazione fiscale/contributiva per l’azienda del costo della formazione stessa e dei giorni lavorativi necessari per sostenerla.
Senza questi interventi normativi, l’azienda continuerà a mandare allo sbaraglio i lavoratori.
Andrebbe, inoltre, istituito un sistema di controllo e manutenzione dei macchinari e dei mezzi utilizzati, ferreo, certosino e periodico, con certificazioni asseveranti il funzionamento degli stessi, un po’ come avviene per gli aerei che prima di volare ad ogni scalo vengono verificati per prevenire disastri.

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Segretario Generale Confederazione SELP

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1 Commento
    Damiano Petrucci

    Egregio Direttore,
    concordo solo in parte con quanto da Lei affermato. Sono d’accordo con le detrazioni fiscali/contributiva e con la formazione ante inizio lavoro e non post.
    Dove non c’è concordanza è nel gettare sempre sull’azienda la colpa degli incidenti. Quasi mai, anche se purtroppo in alcuni casi accade, le aziende mandano allo sbaraglio i dipendenti ma sono gli stessi dipendenti ad andare “volontariamente” allo sbaraglio. Come affermato in audizione parlamentare dall’ex Presidente della Commisione d’inchiesta sulla sicurezza e salute negli ambienti di lavoro Sen. Bressa il 90% degli incidenti sul lavoro sono da addebbitare ai lavoratori per negligenza, sufficienza e precipitazione degli stessi nello svolgimento delle loro funzioni. L’art. 20 del D.Lgs 81/08 “Obblighi dei lavoratori” andrebbe incrementato con maggiore attenzione agli elementi sanzionatori anche monetari applicabili dal Datore di Lavoro e con un meccanismo di debiti/crediti che premino o penalizzino i lavoratori più o meno attenti all’applicazione delle normative di sicurezza. Un passo importante potrebbe essere svolto anche dai Sindacati che generalmente intervengono solo e soltanto al momento dell’incidente per criminalizzare l’imprenditore, mentre si fanno “avvocati” quando il datore di lavoro richiama i propri dipendenti. L’argomento è comunque lungo e periglioso e la ringrazio per il breve spazio concessomi.
    Cordiali saluti

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