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I filippini sono gli stranieri extra Ue che lavorano di più in Italia

I dati del XV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia”

Quella filippina è la comunità più laboriosa; la tunisina, invece, la più difficile da inserire nel mondo del lavoro italiano. Questo, sebbene nel nostro Paese aumentino gli occupati stranieri: sono 2 milioni e 514 mila, pari al 10,5% del totale degli occupati. Lavoratori sempre più richiesti dalle imprese, che però faticano a finalizzare tutte le assunzioni programmate. Sono i dati principali del XV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia 2025”, pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Il Rapporto si apre con il contesto demografico e con una prospettiva internazionale, per poi approfondire le dimensioni principali della condizione occupazionale dei migranti, la dinamica di assunzioni e cessazioni e i dati su lavoro dipendente e autonomo e sull’imprenditoria migrante. Un capitolo è dedicato alle assunzioni programmate dalle imprese, altri a infortuni e malattie professionali, ammortizzatori sociali, previdenza e assistenza sociale. Tra le novità di quest’anno, un focus dedicato alle attivazioni di rapporti di lavoro domestico e un approfondimento della World Bank dedicato alle Global Skills Partnership.

Nel 2024, il tasso di occupazione degli stranieri non UE, in leggero calo, si è attestato al 57,6% (contro il 61,6% registrato tra gli italiani), il tasso di disoccupazione è sceso al 10,2% (6,1% tra gli italiani) e quello di inattività è rimasto sostanzialmente stabile al 31,7% (33,7% tra gli italiani). Il divario di genere è molto forte, con donne non UE penalizzate su tutti i fronti: il tasso di occupazione è inferiore di quasi 30 punti percentuali agli uomini non UE, i tassi di disoccupazione e inattività sono superiori, rispettivamente, di 3 e 30 punti percentuali.

Gli “altri servizi collettivi e personali” si confermano il settore con la più alta incidenza di lavoratori stranieri, il 30,9% del totale, seguiti da Agricoltura (20%), Alberghi e ristoranti (18,5%) e Costruzioni (16,9%). Nel 2024 sono stati registrati quasi 2,7 milioni di attivazioni di rapporti di lavoro che hanno interessato cittadini stranieri, il 25% del totale delle attivazioni. Per lo stesso anno, secondo Excelsior, le imprese dell’industria e dei servizi hanno programmato oltre un milione di assunzioni di lavoratori stranieri, quasi il 20% del totale, ma una volta su due (54,7%) hanno riscontrato difficoltà di reperimento.

I dati del rapporto evidenziano anche le tante criticità del lavoro dei migranti. Dal già citato gap di genere, che in alcune comunità è altissimo (il tasso di occupazione tra gli egiziani in Italia è 76%, tra le  egiziane 4%), ai forti divari tra comunità (tra i filippini il tasso di occupazione è dell’82%, tra i tunisini è al 43%), passando per l’alta incidenza degli infortuni (riguardano lavoratori stranieri il 23,1% del totale di quelli registrate lo scorso anno) e per una retribuzione media annua dei lavoratori non UE inferiore del 30,4% rispetto a quella del complesso dei lavoratori, a causa dello schiacciamento su qualifiche inferiori e di un minor numero di giornate lavorate.

 

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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