Per alleggerire la pressione sul reddito delle famiglie, il governo vuole introdurre un pacchetto di interventi che coinvolge incrementi stipendiali, compensi extra, indennità accessorie, premi legati ai risultati e persino i ticket restaurant. Nel disegno di legge di Bilancio 2026, all’articolo 4 si specifica che la finalità è quella di “garantire un riallineamento delle retribuzioni al costo della vita e rafforzare il rapporto tra performance e paga”.
Per gli aggiornamenti economici derivanti dai rinnovi dei contratti collettivi del biennio 2025-2026, l’aliquota fiscale verrà ridotta al 5%. Il beneficio interesserà circa 3,3 milioni di lavoratori, purché con un imponibile annuo sotto i 28 mila euro. Inoltre, per tutto il 2026 saranno esclusi dalla tassazione gli straordinari, le prestazioni festive e il lavoro notturno dei dipendenti con redditi lordi fino a 40 mila euro, entro un limite massimo di 1.500 euro.
Per fronteggiare la “straordinaria” carenza di personale, nei comparti del turismo, del commercio e del termalismo verrà riconosciuto un incremento del 15% su turni notturni e ore aggiuntive nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 30 settembre 2026. La tassazione sui premi legati ai risultati subisce un ulteriore taglio, passando dall’attuale 5% all’1%, mentre il limite massimo detassabile viene innalzato da 3 a 5 mila euro. Viene inoltre ampliata l’esenzione sui buoni pasto elettronici, che potranno essere esclusi dal prelievo fiscale fino alla soglia di 10 euro anziché 8.
Per quanto riguarda gli aumenti salariali connessi ai rinnovi contrattuali previsti per il biennio 2025-2026, al momento non è possibile definire con precisione gli effetti del provvedimento, poiché molti dei principali contratti collettivi, tra cui quello dei metalmeccanici e delle telecomunicazioni, non hanno ancora raggiunto un’intesa.
Storia diversa, invece, per quei comparti dove si è già raggiunta un’intesa, come l’industria chimica. Nel caso dei lavoratori chimici, il nuovo accordo comporta un aumento complessivo di 294 euro, distribuito in varie tranche: 101 euro da luglio 2025 – cifra che comprende 20 euro già programmati – altri 20 euro sui minimi a dicembre dello stesso anno, ulteriori 60 euro da luglio 2026, seguiti da un pacchetto composto da 60 euro sui minimi e 26 euro di EDR a luglio 2027, per chiudere con altri 16 euro a giugno 2028. Solo per il 2026, l’incremento determinato dagli adeguamenti retributivi raggiunge i 1.625 euro. Con questi dati, Il Sole 24 Ore ha elaborato alcune simulazioni sugli effetti della flat tax al 5%, stimando per il settore chimico un alleggerimento fiscale nell’ordine di circa 474 euro annui.
Per quanto riguarda invece i lavoratori delle piccole imprese edili, l’aumento salariale previsto per il 2026 ammonta a 1.960 euro, con un beneficio fiscale stimato intorno ai 491 euro l’anno. La valutazione del quotidiano economico si basa su un dipendente collocato al quarto livello del relativo contratto collettivo.
“Sosteniamo da sempre la necessità di ridurre il cuneo fiscale e quindi il costo del lavoro, apprezziamo in ogni caso iniziative che comportino l’aumento del netto nelle buste paga dei lavoratori, soprattutto di quelli con redditi più bassi. In particolare, però, iniziative a favore delle retribuzioni premiali collegate all’andamento dell’impresa, nonché ogni azione che gratifichi le buone relazioni industriali e favorisca rinnovi dei Ccnl rapidi e nei termini contrattuali, come accade sempre nel nostro settore. Apprezziamo ogni sforzo possibile del governo e del Parlamento utile a valorizzare, anche con benefici fiscali, la partecipazione dei lavoratori ai miglioramenti di produttività delle imprese attraverso il lavoro in turni e il lavoro notturno”, ha sottolineato a Il Corriere della Sera il presidente di Federchimica Francesco Buzzella.
Al quotidiano di via Solferino Buzzella ha inoltre evidenziato come “ancora più apprezzabili, però, sarebbero i benefici strutturali e quelli pensati in modo tale che le misure premiali siano garantite a tutti i lavoratori a pari reddito indipendentemente dalle diverse scadenze contrattuali o dal momento dell’erogazione degli aumenti definiti dai contratti collettivi e le imprese possano definire e concordare adeguate organizzazioni e programmazioni del lavoro ed investimenti anche tenendo conto del contesto legislativo di riferimento”.

