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L’Intelligenza Artificiale entra negli uffici pubblici: più efficienza, ma servono competenze e fiducia

L’indagine AgID 2025 estende la mappatura dei progetti di IA nella Pubblica Amministrazione

L’Agenzia per l’Italia Digitale ha avviato nel 2025 una nuova indagine sull’adozione dell’Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione, ampliando il monitoraggio già iniziato nel 2024. L’obiettivo è chiaro: mappare i sistemi, valutare rischi e individuare buone pratiche, costruendo una strategia nazionale coerente con la Legge 132/2025 sull’Intelligenza Artificiale e con il Piano Triennale per l’Informatica nella PA.

La rilevazione, realizzata con il supporto del Politecnico di Milano, raccoglie dati tramite un questionario online articolato in quattro sezioni – dalla strategia dell’ente ai progetti concreti di IA – da compilare entro il 14 novembre 2025. L’obiettivo è fornire uno strumento operativo per orientare le amministrazioni nell’uso consapevole delle nuove tecnologie.

Dall’indagine alla realtà del lavoro pubblico

Ma cosa significa concretamente “fare IA” nella PA? L’Intelligenza Artificiale sta diventando un nuovo collega digitale, capace di automatizzare procedure, supportare le decisioni e migliorare la relazione con i cittadini.
Secondo un’elaborazione Bigda-FLP, il 57% dei dipendenti pubblici italiani è già coinvolto dall’introduzione dell’IA: l’80% in modo complementare, mentre il 12% teme la sostituzione. I settori più avanzati sono istruzione, ricerca e amministrazioni centrali, dove l’automazione libera tempo e risorse per attività a maggior valore umano.

Il rischio, tuttavia, è duplice: da un lato l’obsolescenza delle competenze, dall’altro la perdita di fiducia nei processi automatizzati. Come ha ricordato Marco Carlomagno, segretario generale FLP, “le mansioni ripetitive non sopravviveranno, ma la risposta non è la paura: è la formazione”. L’upskilling diventa così la chiave per evitare una “PA a due velocità”, dove solo pochi sanno dialogare con l’algoritmo.
Opportunità, rischi e percezioni dei cittadini

L’analisi del sentiment online mostra un quadro sorprendentemente equilibrato: quasi il 50% delle menzioni sui social esprime ottimismo verso l’uso dell’IA come strumento di semplificazione e trasparenza, mentre il 20% manifesta timori legati a privacy e sicurezza dei dati.
Chatbot, assistenti virtuali e piattaforme predittive per la manutenzione o la gestione delle pratiche edilizie sono percepiti come utili, ma la fiducia pubblica si gioca sulla tutela dei dati personali e sulla capacità dello Stato di governare l’etica dell’automazione.
Verso una PA più intelligente e umana.

L’IA non sostituirà la Pubblica Amministrazione, ma la trasformerà. La differenza la farà la cultura organizzativa: dirigenti e funzionari dovranno imparare a usare la tecnologia non come fine, ma come mezzo per migliorare il servizio pubblico.
La sfida, oggi, non è più se adottare l’Intelligenza Artificiale, ma come farlo in modo trasparente, sicuro e inclusivo. Una PA che sa apprendere — dai dati e dalle persone — è la vera forma di intelligenza collettiva di cui l’Italia ha bisogno

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Collaboratore - Articoli pubblicati: 2

Laureato in lettere classiche e in storia antica, ha conseguito un master di I livello in Biblioteconomia e diritto d'autore e uno di II livello in Diritto Amministrativo. È istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, membro dei comitati scientifici e di redazione di numerose riviste e autore di saggi che spaziano dalla critica letteraria al diritto amministrativo.

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