
C’è un preciso momento in cui il Napoli ha mosso la sua dichiarazione d’intenti per la stagione. Minuto 73:25 sul cronometro di Fiorentina-Napoli: corner a favore degli azzurri, sviluppo dell’azione che sfuma, la Fiorentina riparte in contropiede.
In un attimo, però, tutti gli effettivi del Napoli si fiondano all’indietro come “assatanati”, proprio questa parola dovrebbe ricordavi le parole di Luciano Spalletti, dopo un Empoli-Napoli di tre stagioni fa, lo indicò come simbolo di una mentalità vincente, come immagine forte da mostrare: Anche allora, Sassuolo-Napoli minuto 19, la stessa identica situazione nata dalla stessa identica dinamica: palla persa su un corner, avversario che riparte, squadra che reagisce in massa.
Il Napoli visto a Firenze non ha mandato un messaggio attraverso i suoi acquisti, pur importanti, né attraverso i nomi che oggi arricchiscono la rosa. Ha parlato con l’unico linguaggio che nel calcio non ammette interpretazioni: la fame.
Quella che non si compra, non si improvvisa, non si costruisce a tavolino, e che il mister Antonio Conte è un maestro a far uscire.
Nessuno può sapere come andrà l’annata del Napoli. Ci sarà da affrontare anche la nuova formula della Champions League, con un calendario più intenso e sfide di livello altissimo.
Ma se esiste un tratto distintivo che può separare il Napoli dalle altre pretendenti al titolo, è proprio, questo: la fame.