Milan – Sassuolo 2-2: tra la favola Bartesaghi e un pareggio dal sapore amaro
Nel lunch match di San Siro arrivano due squadre lontane in classifica ma sorprendentemente simili per identità e destino. Da un lato Allegri, uomo del corto muso, dall’altro Fabio Grosso, allenatore giovane e coraggioso, che non ha paura di rischiare: il suo Sassuolo mostra qualche limite difensivo, ma propone un calcio propositivo che spesso porta a segnare quanto, se non più, di quanto concede.
Le analogie non finiscono qui: entrambe le squadre si fondano su un centrocampo fisico e strutturato e possono contare su giocatori di grande qualità come Modrić, Pulisic, Berardi e Matić. Il Milan si presenta da capolista e parte favorito, ma il Sassuolo è la vera underdog della stagione, neopromossa capace di rendere meglio di molte altre “piccole”.
I precedenti a San Siro raccontano una sfida tutt’altro che scontata: negli ultimi dieci confronti, i rossoneri hanno vinto solo quattro volte, a fronte di quattro sconfitte e due pareggi. Numeri che trovano riscontro anche sul campo. Il Sassuolo soffre le ripartenze del Milan, ma allo stesso tempo costruisce gioco con qualità: tocchi di prima, personalità e il gol del vantaggio firmato da Koné, che con uno splendido scaletto dal basso porta i suoi sull’0-1.
Come spesso accade, Allegri riesce a esaltarsi nelle difficoltà. A riaccendere San Siro ci pensa un ragazzo classe 2005, nato vicino Milano e cresciuto nel Milan: Davide Bartesaghi. Il giovane, ormai fedelissimo del tecnico, non solo trova il suo primo gol a San Siro, ma firma addirittura una doppietta dal sapore storico. L’emozione sul suo volto racconta più di mille parole: in momenti così si va oltre la partita e oltre la classifica, perché quando è un tifoso a segnare per la propria squadra, non c’è nulla di più bello.
La giornata sembra magica, ma il Milan spreca troppo. Rabiot fallisce il gol del 3-1 a pochi passi dalla porta e l’errore pesa. Grosso mette di nuovo lo zampino nella gara: uno-due perfetto tra il perno Pinamonti e lo sfondatore Laurienté, che vale il 2-2 finale.
Una partita mai pienamente in controllo. Le statistiche parlano di un Milan più propositivo e con più occasioni create, ma il risultato non mente: il Sassuolo è riuscito a giocare la partita che voleva e a portare a casa il punto sperato.
Dopo questa battuta d’arresto il Milan dovrà reagire, ma non potrà farlo subito in campionato. Giovedì, infatti, andrà in scena la Supercoppa: contro il Napoli non sarà una partita come le altre. Sarà una sfida capace di rilanciare il morale di una delle due squadre, mentre l’altra dovrà trovare dentro di sé la forza di ripartire, potendo però contare su un calendario più leggero e su qualche giorno di riposo in più.
Udinese – Napoli 1-0: Udinese organizzato, Napoli impacciato
Dopo la sconfitta in Champions League, il Napoli cerca a Udine una vittoria che in trasferta fatica ormai a trovare e che diventa fondamentale per non compromettere definitivamente il cammino europeo. Al Bluenergy Stadium, però, il successo avrebbe avuto anche un altro peso specifico: il primo posto in classifica, approfittando del passo falso del Milan, fermato a San Siro.
La partita, però, non ha bisogno di grandi narrazioni: parlano i numeri. Diciotto tiri a sette in favore dell’Udinese, cinque conclusioni nello specchio contro nessuna del Napoli. E quando non si tira in porta, segnare diventa semplicemente impossibile. I friulani trovano il gol addirittura tre volte, anche se due reti vengono annullate per falli ai danni degli ospiti.
Il dominio dell’Udinese è netto, la vittoria schiacciante: non c’è partita né nel primo né nel secondo tempo. L’Udinese “fa il Napoli”, con intensità, aggressività e organizzazione, mentre il Napoli non riesce nemmeno ad avvicinarsi alla prestazione che ci si aspetterebbe da una squadra di vertice, o quantomeno da una “piccola” ben organizzata.
Gli impegni ravvicinati si fanno sentire, ma non sono l’unica spiegazione. Le numerose assenze hanno un peso enorme e stanno diventando un vero macigno, limitando profondamente le rotazioni e la qualità complessiva della squadra.
Il passo falso del Milan non produce conseguenze immediate, quello del Napoli sì. Al termine di questa giornata gli azzurri scivolano al terzo posto e si ritrovano costretti a inseguire le due squadre milanesi, con la sensazione di aver sprecato un’occasione pesantissima.
Genoa – Inter 1-2: Lautaro dominante e Inter in vetta
L’Inter si presenta a Marassi con una formazione titolare composta per metà da giocatori abitualmente partenti dalla panchina, ma in questa squadra nessuno può davvero essere considerato una riserva. I numerosi impegni e la frequenza ravvicinata delle partite impongono rose lunghe e tutti pronti a dare risposte immediate: da sempre, è proprio questa una delle principali forze dell’Inter.
Non a caso, a Marassi arriva la squadra con il maggior numero di successi in trasferta in campionato. E nonostante il turnover, la prestazione dei nerazzurri è, ancora una volta, schiacciante: 64% di possesso palla, otto tiri nello specchio e due gol già nel primo tempo. Protagonista assoluto Lautaro Martínez, decisivo con un gol e un assist, che indirizzano una vittoria dal sapore speciale: quello della rivalsa e del ritorno in vetta alla classifica.
Il Genoa, nella ripresa, prova a scalfire la solidità difensiva interista, ma senza successo. Un solo gol riesce a ridurre il divario, rendendo il risultato meno ampio ma mai davvero in discussione.
Dopo la sconfitta di San Siro contro il Liverpool, per l’Inter era fondamentale ritrovare immediatamente la vittoria. Una battuta d’arresto resa ancora più amara da un errore arbitrale, che aveva inciso pesantemente sull’umore della squadra. In questo senso, mister Chivu è stato bravo a ricompattare il gruppo e a riportare subito concentrazione e lucidità.
Ora lo sguardo si sposta a venerdì, quando i nerazzurri affronteranno il Bologna nella semifinale di Supercoppa. Le intenzioni sono chiare: vincere e alzare quel trofeo sfumato lo scorso anno contro i cugini del Milan. Nel frattempo, l’Inter si gode il primo posto in campionato e il sesto in Champions League. E forse, a questo punto, si può dire che Chivu sia riuscito a non far rimpiangere Inzaghi.
Bologna – Juve 0-1: poca tattica e tanta fisicità regalano la vittoria ai bianconeri
Quella in scena al Dall’Ara è una partita “classica” del calcio italiano. Il primo confronto ufficiale risale agli anni ’20 e da allora Juventus e Bologna hanno dato vita a una lunga serie di sfide combattute in Serie A. Giocatori come Baggio, Cabrini e Di Vaio hanno fatto la storia di questi club e calcato questo campo, lasciando emozioni indelebili ai rispettivi tifosi.
Quella in palio stavolta non è una partita semplice per nessuna delle due squadre: la Juventus ha bisogno di vincere per non perdere contatto con la zona Europa, mentre il Bologna vuole allungare sulle dirette concorrenti per lo stesso obiettivo.
In campo prevale la componente fisica, mentre quella tattica resta in secondo piano. Ne sono testimonianza i numerosi falli e i tanti cartellini estratti, fino al rosso che lascia il Bologna in inferiorità numerica. Le statistiche di base non raccontano una gara sbilanciata e tutto farebbe pensare al più classico degli 0-0, ma è l’xG a svelare la vera chiave del match: 0.55 per i padroni di casa contro l’1.68 degli ospiti.
La Juventus costruisce poco, ma quando riesce a farlo va sempre vicinissima al gol, fermata solo dall’imprecisione dei propri attaccanti o dalle grandi parate del portiere avversario. È in partite così che diventa decisiva una palla sporca, e a trovarla è chi meno te l’aspetti: Cabal entra dalla panchina e, con un colpo di testa preciso, disegna una parabola che si infila nell’angolino, regalando ai bianconeri una vittoria pesantissima, lo scavalco in classifica e il quinto posto.
Per Vincenzo Italiano c’è ancora molto lavoro da fare: le tante competizioni rappresentano una novità e, nonostante la profondità della rosa, il Bologna deve ancora trovare la necessaria continuità. La Juventus, invece, vince una partita sporca ma allunga una striscia positiva macchiata soltanto dalla sconfitta del Maradona. La Vecchia Signora torna a guardare dall’alto, a ridosso della zona Champions.
Roma – Como 1-0: giallorossi solidi, Como troppo timido
Ultimo incontro della giornata, Roma–Como chiude un turno rocambolesco che potrebbe riservare ulteriori cambiamenti in classifica. La Roma arriva alla sfida con un solo punto di margine sulla quinta posizione e una sconfitta rischierebbe di favorire proprio il Como, pronto ad approfittarne per il sorpasso.
Dopo la sconfitta di San Siro contro l’Inter, Fàbregas ripropone la stessa idea di calcio: costruzione dal basso, qualità in mezzo al campo e attacco rapido. Tuttavia, qualcosa non funziona come previsto. Il Como non riesce quasi mai a impensierire la Roma, fatta eccezione per un paio di ripartenze sterili, chiudendo la gara con un solo tiro nello specchio nei 90 minuti.
In una di queste azioni è protagonista Diao, che subisce l’ennesimo infortunio, a rischio esclusione dalla Coppa d’Africa. Una notizia che, forse, non dispiacerebbe troppo a Fàbregas, considerando il dissenso espresso in merito alla convocazione del senegalese.
La Roma disputa la sua classica partita: solidità, carattere e costante pericolosità offensiva. Un Ferguson ritrovato, grazie alla sua fisicità, tiene alto il reparto avanzato e permette ai giallorossi di restare stabilmente nella metà campo avversaria. Il vantaggio arriva nella ripresa, con un diagonale preciso di Wesley che certifica una vittoria meritata per i padroni di casa, autori di almeno tre nitide occasioni da gol e capaci di rimanere agganciati alla vetta del campionato.
Il prossimo impegno vedrà la Roma impegnata a Torino contro la Juventus. Resta da capire se Gasperini riuscirà ancora una volta a rappresentare una spina nel fianco della Vecchia Signora, come accaduto in passato con l’Atalanta, oppure se i giallorossi rischieranno di perdere terreno nella lotta al titolo.

